Legge elettorale, presentata all’Ars nuova riforma Forza Italia: «Stop ai ballottaggi nelle grandi città»

L’Ars discute ancora dei disegni di legge collegati alla Finanziaria, ma tra le proposte normative depositate in questi giorni ecco fare capolino una nuova riforma elettorale. A proporla è il capogruppo forzista Tommaso Calderone, che parla di «necessità per rendere il sistema più conforme alla volontà popolare, oltre che a evitare opinabili accordi prima delle operazioni di voto». Al centro del nuovo sistema proposto dai berluscones per la Sicilia trova spazio l’abolizione dei ballottaggi nei Comuni sopra i 15mila abitanti. Una proposta che farebbe sorgere più d un sospetto rispetto alla possibilità che il nuovo sistema elettorale possa penalizzare i 5 Stelle, che di norma alle amministrative portano a casa il risultato proprio nello scontro diretto tra due candidati alla carica di primo cittadino. 

«Risulterà essere eletto sindaco – precisa Calderone – chi avrà riportato il maggior numero di voti nell’unico turno elettorale senza, appunto, la necessità di passare dal ballottaggio. Questo renderà più lineare la competizione elettorale, evitando inconcepibili accordi tra candidati perdenti che porterebbero al tradimento della volontà popolare. Non è raro il verificarsi di situazioni in cui i candidati sindaco risultati vincenti al primo turno vengano a trovarsi perdenti a seguito del ballottaggio».

Novità anche sul fronte delle quote rosa, spesso considerate un limite dalla politica. La nuova legge elettorale propone infatti di innalzare a tre quarti del totale dei candidati l’alternanza di genere in virtù della qualità di candidature di alto profilo. «La qualità dei candidati che magari sarà superiore per un genere o per un altro – spiega ancora Calderone – non può essere sacrificata dal dato numerico, ovvero ai due terzi dei componenti della stessa lista. Chiediamo che la percentuale sia aumentata a tre quarti. In particolare se ci saranno più donne o uomini da candidare per i loro meriti, non dovranno essere sacrificati sull’altare di uno sterile dato numerico, del resto la norma non prescrive che tre quarti devono appartenere a un genere e un quarto ad altro genere in via necessaria, ma si limita a preservare una percentuale a un genere o all’altro». 

«Infine – conclude Calderone – la legge attuale intende premiare il sindaco cosiddetto perdente attribuendogli un seggio di consigliere comunale, purché abbia conseguito il 20 per cento dei suffragi. Tale norma però premierebbe un cittadino che per il ruolo di consigliere comunale non è stato né votato né eletto dal popolo e si risolverebbe in una sorte di premio di consolazione. Una beffa perché in sostanza si sottrae un seggio ad altro cittadino candidato, risultato invece votato dagli elettori ma che andrebbe a rivestire il ruolo non certo gradevole di primo dei non eletti. Ecco perché non essendoci norme che vietino al candidato sindaco di candidarsi anche al consiglio comunale, con questo disegno di legge vogliamo tutelare anche chi in tal senso non subirà penalizzazione a causa del seggio attribuito al cosiddetto sindaco perdente».

Miriam Di Peri

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