Legambiente: Catania in coda «Ma la realtà è anche peggiore»

Che Catania sia una città invivibile non sembra essere solo un’impressione di cittadini troppo pessimisti. Lo dimostra anche il rapporto Ecosistema Urbano 2011 di Legambiente sui capoluoghi di provincia, che piazza la città etnea all’ultimo posto nella classifica di vivibilità dei centri urbani con più di 200mila abitanti. «Ricordiamo, però, che si tratta di dati esclusivamente quantitativi – spiega Renato De Pietro, direttore del circolo catanese dell’associazione ambientalista – A prescindere dalle evidenze numeriche, c’è da tenere conto di quelle qualitative. Ad esempio, lo stato del verde pubblico, oltre che il numero di ettari. La situazione reale è, se possibile, ancora peggiore».

Catania è uno degli undici Comuni italiani, con un tasso di perdite d’acqua superiore al 53%. Mentre per quanto riguarda i consumi, giornalmente un catanese usa in media 223,3 litri di acqua potabile per attività domestiche. E continuando a parlare di acque, stavolta reflue, i dati sui depuratori non sono più confortanti: solo il 19% della popolazione locale è servita dal depuratore. Peggio che qui solo a Imperia, dove l’impianto proprio non c’è, e Benevento. Per restare in Sicilia, Palermo è messa molto meglio, col suo 32%.

All’ombra dell’Etna si sale sull’autobus 75 volte all’anno e si percorrono coi mezzi pubblici mediamente 36 chilometri, perché tanto c’è la macchina. Sono 72 le automobili e 22 i motocicli circolanti ogni 100 abitanti, e si tratta del dato peggiore in assoluto in Italia. La mobilità sostenibile, su un valore massimo di 100, in città si attesta al 28,6. Le zone a traffico limitato sono lo 0,13% del totale, i metri di piste ciclabili per un centinaio di abitanti 0,38, con un indice di usabilità del 5,1%. Anche volendo muoversi a piedi, mancherebbe lo spazio: le aree pedonali corrispondo a 0,08 metri quadrati per abitante, «nemmeno una mattonella ciascuno», ironizzano gli analisti di Legambiente.

Ogni catanese produce in media 748,3 chilogrammi di spazzatura l’anno, e la raccolta differenziata resta ferma al 6,1%. «I dati sono vecchi», si giustifica l’assessore all’Ambiente Claudio Torrisi: «Non tengono conto del lavoro fatto negli ultimi mesi, che ha portato la percentuale al 16%, nella media con tutte le altre grandi città». «Per quanto riguarda lo spreco d’acqua e il verde pubblico – prosegue Torrisi – c’è da dire che sono problemi strutturali, atavici, che non si possono risolvere se non con un investimento molto consistente in termini di infrastrutture e progettualità».

L’aria, invece, è un capitolo a sé. I cittadini inalano 33,7 microgrammi di polveri sottili l’anno, secondo i valori registrati dalle centraline urbane. Aria che le aree verdi non riescono a migliorare, considerando che ogni cittadino ne ha a disposizione solo 4,83 metri quadrati.

I numeri parlano, però, di un buon sistema di impianti solari termici sugli edifici comunali, che permettono di catturare l’energia del sole e immagazzinarla. In città ce ne sarebbero 4,80 metri quadrati ogni mille abitanti. L’investimento più significativo in Italia, prima di Verona che ne ha la metà. Peccato, invece, che per il solare fotovoltaico siano state effettuate installazioni per la bellezza di 0 chilowatt l’anno. E che Catania si attesti all’ultimo posto, a pari merito con Roma, per politiche energetiche. Cioè per introduzione di incentivi, attuazione di attività di risparmio energetico e acquisto di energia elettrica da fonti rinnovabili.

«Le amministrazioni prestano attenzione ai valori ambientali in due maniere diverse – sostiene Alberto Fiorillo, il giornalista che ha stilato il rapporto per Legambiente – Quella che definirei del taglio del nastro, con picchi isolati in poche attività; e quella, più sostanziale, in cui l’impegno è concreto in diversi ambiti e non è soltanto una facciata».

[Foto di Andrea Tornabene]

Salvo Catalano

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