Lega Nord: è giusto che il Sud vada avanti con i soldi dei contribuenti lombardi?

 Egregio direttore,

siamo un gruppo di leghisti lombardi. Da tempo, ogni tanto, leggiamo il vostro giornale. Spesso restiamo molto infastiditi quando ci definite razzisti. Altrettanto spesso non siamo d’accordo con voi quando difendete la vostra Autonomia che, ci dispiace ricordarvelo, vive in buona parte con i nostri soldi. Chiediamo una vostra opinione su quanto affermato in Tv giorni fa da un esponente della Lega, Matteo Salvini, che, numeri alla mano, ha dimostrato che il 75 per cento delle imposte che paghiamo noi non finisce in Lombardia, ma nelle altre regioni italiane, soprattutto del Sud. Che fine fanno i soldi che diamo al Fisco? Come li spendete? Vi sembra serio approfittare del nostro denaro per pagare le vostre clientele? Laggiù in Sicilia, con i nostri soldi, voi ci pagare i quasi 35 mila forestali e l’esercito di precari che i vostri politici hanno assoldato negli uffici dei Comuni e della Regione. Vi sembra serio tutto questo? Vi sembra serio che i contribuenti di Regioni come la Lombardia e il Veneto debbano pagare le incredibili clientele del Sud e, in particolare, della Sicilia?

 

 

Egregi lettori leghisti della Lombardia,

intanto vi ringraziamo per essere nostri lettori. I toni che utilizzate, come al solito, sono un po’ sopra il rigo. Ma stare sopra il rigo è nel vostro ‘Dna’. Pazienza.

Detto questo – e adesso, forse, resterete un po’ stupiti – rispetto ad alcune delle vostre considerazioni non possiamo che darvi ragione. Per almeno due motivi.

In primo luogo perché, da federalisti quali siamo – la Sicilia è federalista dal 1947, anno in cui ha ‘conquistato’ l’Autonomia – non possiamo che essere d’accordo sul fatto che ogni Regione del nostro Paese dovrebbe riservare solo una minima parte delle proprie entrate fiscali (non più del 10 per cento) allo Stato e non certo il 75 per cento! Se questo avviene c’è, indubbiamente, qualcosa di patologico e voi lombardi avete ragione da vendere a denunciare questo scandalo.

C’è, poi, un secondo motivo per il quale le considerazioni di Matteo Salvini sono sacrosante. E questo motivo è legato al fatto che, dagli anni ’70 del secolo scorso in poi, il massiccio trasferimento di risorse finanziarie dal Centro Nord al Mezzogiorno non è servito a far crescere il Sud, ma a distruggerlo con il clientelismo e con scelte di politica economica demenziali.

Lo ripetiamo: Salvini ha ragione da vendere. Le risorse trasferite al Sud, drenandole al Centro Nord Italia, non hanno fatto crescere il Meridione, ma lo hanno reso schiavo del clientelismo, delle varie mafie in combutta con la politica e di un industrialismo straccione che, ormai da un ventennio, mostra tutti i propri limiti.

Non è vero che il fiume di denaro pubblico speso per la viabilità del Sud ha migliorato la viabilità nel Sud. La viabilità è rimasta tale e quale e, in alcuni casi, nonostante il fiume di soldi pubblici spesi, è peggiorata.

La dimostrazione di tutto ciò sta nell’autostrada Salerno-Reggio Calabria che, da quando è stata aperta al traffico, non ha mai chiuso i cantieri. Ancora oggi, nella Salerno-Reggio Calabria ci sono lavori in corso. Un pozzo senza fondo. Voi aveta mai visto nel centro Nord Italia un’autostrada dove i ‘lavori in corso’ durano da quasi 50 anni?

Non è un caso unico. Qui in Sicilia la politica ha inventato un Consorzio autostradale, il Cas (Consorzio autostrade siciliane). Ebbene, questo Consorzio, dal 2000 al 2008 non ha effettuato manutenzioni, lasciando siciliani e turisti in balia di incidenti paurosi. Tanto che – caso unico nella storia delle Assicurazioni italiane – la società di Assicurazione, a un certo punto, si è tirata indietro e ha rescisso il contratto.

Per otto anni i pedaggi pagati dagli automobilisti sono serviti a foraggiare una struttura elefantiaca e inefficiente e, soprattutto, ad alimentare la mafia e la politica (che in Sicilia, spesso, sono la stessa cosa). E quando al vertice del Cas, per caso, è arrivata una donna preparata e per bene che ha provato a mettere un po’ di ordine nel caos di questo Consorzio, il sistema politico siciliano si è ribellato all’unisono, ‘cacciando’ l’intrusa e rimettendo al proprio posto i soliti noti.

Pensate: anche l’Anas, nell’assistere a questo scempio delle autostrade siciliane abbandonate alle varie camarille locali, ha provato a riprenderle in gestione: ma le magistrature amministrative della Sicilia si sono opposte nel nome di un’ “Autonomia” siciliana che, forse, dovrebbe essere richiamata per motivi un po’ più nobili.

Proprio ieri l’attuale presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, ha denunciato la presenza della mafia in alcuni appalti del Cas. Perché, cari amici leghisti, nelle autostrade siciliane, dal 2008 ad oggi non è cambiato nulla. Per noi, ovviamente, non una novità. La novità – molto positiva – è che finalmente di questo si sia accorto anche il Governo della Regione.

Le autostrade non sono il solo caso di sprechi di denaro pubblico. Gli sperperi riguardano l’agricoltura dove anche i fondi europei – e non soltanto quelli dello Stato – vengono utilizzati per tutte le finalità, tranne che per il sostegno agli agricoltori. E, ancora, il sostegno alle presunte attività produttive. E le società pubbliche di Regione, Comuni e Province.

Le industrie meritano un capitolo a parte. Da un lato ci sono le piccole e medie imprese che, nel Sud, debbono fronteggiare un Fisco micidiale e, dall’altro lato, le ‘tasse’ imposte dalle mafie locali: Mafia siciliana, ‘Ndrangheta calabrese, Camorra napoletana e Sacra corona unita pugliese.

Poi ci sono le grandi industrie, quasi tutte fallimentari. Come l’ex Italsider di Taranto, oggi Ilva, che ha avvelenato interi territori.

Le stesse cose – cioè gli stessi veleni, se non peggiori – li abbiamo anche in Sicilia. La differenza è che dell’Ilva si parla, mentre sui veleni della Sicilia si tace. E’ il caso delle raffinerie di Augusta, della Chimica ‘pesante’ di Priolo, di Melilli, di Gela e di Milazzo. Per non parlare delle leucemie provocate nella valle del Mela, nel Messinese, dalle centrali elettriche. E delle leucemie che, tra qualche anno, colpiranno gli abitanti di Niscemi e dei centri vicini dove i ‘colonizzatori’ americani stanno realizzando il Muos, il mega sistema satellitare militare che emetterà potentissime onde elettromagnetiche.

Tornando agli sprechi, ci sono anche i soldi ‘inghiottiti’ dalle pubbliche amministrazioni del Sud per pagare i precari e i forestali. E si tratta – e inutile girarci attorno – di soldi che arrivano dalle imposte pagate dai lombardi, dai veneti e, in generale, dal Centro Nord Italia.

Il vostro errore, cari amici leghisti, è pensare che con i soldi trasferiti dal Centro Nord al Sud servano al Mezzogiorno, cioè alla gente comune. Non è così. Questi soldi alimentano in larghissima parte le clientele e le mafie politiche del Sud, e mantengono nella povertà la stragrande maggioranza degli abitanti del Meridione. 

Prendiamo l’esempio, da voi citato, dei 30 mila precari della Sicilia. Voi pensate veramente che, nella nostra regione ci siano solo 30 mila disoccupati trasformati in precari? I disoccupati sono molti di più. E sono proprio i disoccupati – che in Sicilia sono trecentomila o forse più – a pagare il prezzo di questo sistema folle.

Cosa vogliamo dire? Che noi siamo perfettamente d’accordo con voi: basta con il trasferimento di soldi dal Centro Nord al Sud, perché questo fiume di soldi non programma e non sostiene lo sviluppo del Mezzogiorno nel nome della solidarietà dello Stato, ma mantiene e alimenta, per lo più, il clientelismo di Stato e le mafie nel nome di un malinteso senso di solidarietà dello Stato.

Se ogni Regione italiana si terrà il 90 per cento delle proprie imposte, beh, nel Sud soffrirebbe solo, sì e no, il 10 per cento della popolazione, per lo più il clientelismo politico e le varie mafie. Questo perché il 90 per cento delle popolazioni del Sud, di questi trasferimenti, dagli anni ’70 ad oggi, non ha mai visto nulla.

Anzi, se proprio la dobbiamo dire tutta, il taglio di questi trasferimenti sarebbe una serie e concreta misura antimafia che taglierebbe le gambe, alla radice, al sistema politico-mafioso del Sud che vive proprio sui trasferimenti delle imposte pagate degli abitanti del Centro Nord Italia.

Detto questo, però, noi siciliani avanziamo solo una richiesta: l’applicazione dell’articolo 37 del nostro Statuto. Ovvero tenerci le imposte che le imprese che operano in Sicilia, ma con sede sociale altrove, oggi pagano altrove.

Cari amici leghisti, dovete sapere che, qui in Sicilia, ci sono aziende – spesso grandi gruppi del Centro Nord Italia – che operano in Sicilia, inquinano il nostro ambiente e pagano le imposte lì da voi. Vi sembra serio?

Questo avviene nonostante il nostro Statuto – il già citato articolo 37 – prevede che le imprese ce operano in Sicilia debbano pagare le imposte qui da noi.

Giustissimo che la Lombardia si tenga almeno il 90 per cento delle imposte pagate dai lombardi. Ma è altrettanto giusto che noi siciliani teniamo per noi le imposte che le imprese lombarde che operano in Sicilia oggi pagano in Lombardia. E lo stesso discorso vale per tutte le imprese del Centro Nord Italia presenti in Sicilia

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Il solito attacco allo Statuto siciliano

 

 

Redazione

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