Lea Di Leo, nuovi particolari sul processo di Marsala

di Francesco Vecchio

Emergono nuovi particolari a margine del processo che si svolge a Marsala per una presunta estorsione ai danni di trenta vip. L’estorsione sarebbe stata orchestrata per nascondere questi nomi eccellenti dal libro-rivelazione della pornostar, Lea Di Leo. Lei stessa non ha mancato di raccontare particolari preziosi: “I calciatori sono i migliori, forse perché si allenano molto anche a letto..Ma come cliente ho avuto anche un vescovo, aveva un grosso crocifisso al collo…”.

Per nulla intimorita dal processo, in cui comunque non è imputata, la Di Leo ha spesso presenziato alle udienze, tenendo banco davanti a un pubblico prevalentemente e, ovviamente, maschile. Il suo tipico look da udienza è questo: leggins nero lucido, lunghi stivaloni con tacchi vertiginosi, maglia bianca forata e capelli biondo platino. Ha spesso rivelato nomi, espresso giudizi sulle ‘prestazioni’, rivelato gusti sessuali e soddisfatto i curiosi che assiepavano l’aula: “C’è quello del sesso veloce sempre nei boschetti, il coniglio vivente, il grande palpatore di tette, quello che si eccitava con gli animali. Alcuni sono bisex. Un attore una volta si presentò con un amico che lo preparò fino a mettergli il profilattico”.

E, nella ormai vana speranza che il suo libro veda finalmente la luce, la pornostar ha ammesso di aver scoperto da un servizio de “Le Iene” la truffa di cui, in un certo senso, anche lei sarebbe stata vittima.

Il meccanismo funzionava così: gli editori avrebbero consultato i vip chiedendo una liberatoria, ma in realtà miravano ad ottenere da 20 mila a 40 mila euro per rimuovere i nomi scottanti. Difatti, sono state sequestrate due versioni del libro: una completa di tutti i nomi e riferimenti e l’altra con i nomi censurati.

Davvero lungo il parterre di vip, come riferito ieri: attori famosi, calciatori e un’unica, al momento, parte civile: l’attore Matteo Branciamore (nella foto a sinistra tratta da liquida.it). Lo stesso Matteo Branciamore ha confermato in udienza di essere stato vittima di un ricatto: gli sarebbero stati chiesti soldi per evitare che, in un capitolo della biografia, si parlasse anche di un loro presunto incontro.

“Tutto comincia nel Dicembre 2010-racconta – quando ho ricevuto una telefonata da parte di una casa editrice di Marsala. Loro al telefono tergiversavano, non erano chiari. Ma il senso della telefonata era quello: si parlava di me, e loro potevano fare qualcosa per evitarlo, ovviamente non gratis”. Sostiene di essere vittima di una calunnia e di storie inventate”.

Prosegue Marco de ‘I Cesaroni’: “Ho conosciuto Lea Di Leo nel 2009 tramite i social network. Ci siamo incontrati e abbiamo avuto anche un rapporto sessuale. Nulla di eccezionale. E invece nel paragrafo del libro a me dedicato, erano scritte cose incredibili e non vere”.

E, a smentire che il rapporto fu a tre e, per di più, omosessuale, l’attore chiosa: ”Nulla contro gli omosessuali ma non è la mia inclinazione. Io sono etero”.

All’inizio a Branciamore sarebbero stati chiesti 30 mila euro, poi diventati 5 mila, con la premessa di una percentuale sul ricavato: l’attore stava per pagare ma, consigliato dal legale di fiducia, si decise a denunciare l’estorsione.

In una delle successive udienze hanno, poi, deposto l’ex campione di rugby, Denis Dallan, e il calciatore brasiliano del Siena, Reginaldo. Dallan, rispondendo alle domande del pubblico ministero Dino Petralia, ha dichiarato: “Ho conosciuto Sonia Faccio (questo il nome originario dell’artista) tra il 2004 e il 2005, quando giocavo nella Benetton Treviso. Ci siamo visti in un locale dove ero con altri giocatori. Poi ci siamo incontrati a casa mia, ma non abbiamo fatto sesso. Quanto scritto nel libro è falso-precisa l’atleta. Un giorno ricevo la telefonata dell’editore. Per e.mail, lui mi inviò la parte che mi riguardava. Per la liberatoria. Dal mio agente Lilli Berardo seppi che per eliminare il mio nome erano stati chiesti 15 o 20 mila euro. Io dissi no”.

Anche Reginaldo, nel suo racconto, si muove sulla medesima lunghezza d’onda: “Lea Di Leo dice di avere avuto una storia con me, ma non è vero. Gli editori mi dissero che in cambio di 10 o 15 mila euro avrebbero messo solo le mie iniziali. Io rifiutai, dicendo che se continuava finiva in Tribunale”.

Ha raccontato la sua versione dei fatti anche il regista di Mediaset, John Squarcia: “Io non ho denunciato perché faccio questo mestiere e uso il mezzo televisivo, ma se fossi stato un altro… So che soprattutto i calciatori, giovani e miliardari, davanti a questo ricatto, si sono messi a piangere”. Da abile professionista televisivo, infatti, lo stesso Squarcia ha denunciato tutto con un servizio della trasmissione “Le Iene”. Trasmissione da cui partì, peraltro, l’inchiesta della Procura di Marsala.

Il processo si annuncia lungo, data la lunga lista di testi attesi. Già da adesso fioccano giustificazioni e scuse, ma presto potrebbero scattare le sanzioni, previste dalla legge, per chi non si presenta sul banco dei testimoni.

C’è chi, come il calciatore della Unione Venezia, Francesco Battaglia, si dice impossibilitato a recarsi in aula, perché impegnato quotidianamente con gli allenamenti e ha chiesto, addirittura, di essere interrogato a domicilio. Altri, invece, hanno avanzato la classica, intramontabile, scusa dell’influenza. Ma come non concludere con la protagonista di tutta questa storia, Lea Di Leo? A lei la parola.

“Non pubblicherò più il mio libro – dice – ho ricevuto troppe pressioni tra cui minacce di morte. Non ho mai avuto nessuna intenzione di scrivere i nomi degli uomini con cui ho avuto delle relazioni sentimentali. Il mondo del porno mi ha distrutta, per me ancora oggi non è sicuro girare dei film, si rischia la salute. Sono fuori dal giro. Questa esperienza, legata alla mia voglia di mettere nero su bianco la mia vita di diva del settore, mi ha lasciato profonda tristezza”. Ed ancora, malinconica, lamenta la sua esperienza allucinante nel mondo degli 899. Il libro magari non vedrà mai la luce, ma speriamo comunque che, nel processo, qualche verità, finalmente, emerga.

 

Redazione

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