«Questo progetto può darci la possibilità di cambiare la mentalità di chi ci giudica in modo superficiale, senza conoscerci. Parleremo alla radio e dimostreremo che persone siamo. Veniamo da Librino, ma la gente deve valutarci per la nostra personalità, non per la provenienza da un quartiere». Vengono, in realtà, non solo da Librino ma anche da San Cristoforo, dalla zona industriale, dal villaggio Sant’Agata e da Misterbianco gli oltre 200 studenti coinvolti nel progetto Le voci di Librino.
La trasmissione radiofonica si chiamerà Radio Lib e andrà in onda, una volta a settimana, su Radio Lab (101,00 Fm e in streaming online). Saranno i ragazzi delle cinque scuole catanesi coinvolte – Angelo Musco, Dusmet, Campanella Sturzo, Brancati e Pestalozzi – che, per due anni, racconteranno il posto in cui vivono, i problemi che affrontano ogni giorno, le loro proposte per risolverli e i sogni che sperano di realizzare da grandi. Il progetto è portato avanti dall’associazione Catania Lab in collaborazione con Elios, Talita Kum, The Hub, l’ufficio servizio sociale per i minorenni di Catania, il Comune etneo e la fondazione Cirino La Rosa.
«L’obiettivo principale dei laboratori radiofonici è lasciare che i ragazzi esprimano la loro visione del mondo e la facciano arrivare a tutti, come sedicenni e come abitanti di quartieri considerati a rischio e pieni di contraddizioni», spiega a MeridioNews Alberto Conti, speaker di Radio Lab e responsabile del progetto radiofonico che prevede laboratori nelle scuole, tirocini rivolti a giovani a rischio e percorsi di promozione e sostegno di idee e attività imprenditoriali. «Dopo qualche lezione teorica sia passati subito alla pratica – continua – perché la radio non si studia, si fa ed è giusto che gli studenti si divertano sperimentando facilitati anche dal fatto che è un mezzo meno invadente rispetto all’andare in video. Dopo tre lezioni – aggiunge – non devo più forzarli o invitarli a intervenire, sono molto più sciolti e disinvolti».
Quattro notizie e quattro gruppi per raccontarle in un talk radiofonico, Radio Lib è strutturata così. «La radio è un ottimo mezzo per far capire alle persone che quando si parla di un quartiere non si deve fare di tutta l’erba un fascio», dice Vincenzo, 17 anni, che sogna di diventare pianista e alla radio ascolta le hit del momento. «Le prime persone a cui vogliamo rivolgerci sono soprattutto i nostri coetanei – aggiunge Andrea, l’unico studente dell’indirizzo artistico che sogna un futuroda attore – per dimostrare loro che ci sono strade alternative da percorrere». Poi c’è Valentina, che la radio era abituata ad ascoltarla solo in macchina o durante le faccende domestiche, che adesso la ritiene «uno strumento per affrontare discorsi che non posso essere relegati ai social network». Lei chiede che siano «gli adulti soprattutto di ascoltare noi adolescenti e di prenderci sul serio. I grandi – sottolinea – dovrebbero ricordarsi che anche loro hanno avuto la nostra età e darci la fiducia che meritiamo per immaginare il nostro domani».
Nel gruppo di lavoro ci sono anche Eleonora, Luigi, Filippo e Alessia, tutti sedicenni e tutti con il sogno di sfondare nel mondo della musica, che sbirciano incuriositi il mixer e si scambiano spartiti e opinioni. «Questo progetto è soprattutto un modo per confrontarci e approfondire argomenti diversi da quelli affrontati sui banchi di scuola – afferma Antonio, 18 anni, che ha la passione per le percussioni – ma è anche un’opportunità per il futuro, perché aiuta anche i più introversi a essere disinvolti». Ognuno dei ragazzi ha riformulato l’idea che aveva su un mezzo di comunicazione particolare, quale la radio. «Ci servirà per diffondere il nostro messaggio – auspica Rosario, 23enne studente di chitarra classica che da grande vuole fare l’insegnante – I ragazzi di oggi purtroppo formano una massa che va tutta nella stessa direzione, mentre ognuno di noi dovrebbe essere libero di inseguire i propri sogni, perché è possibile che si realizzino».
Il sedicenne Mohamed, invece, viene da San Cristoforo e vorrebbe lavorare con la tecnologia musicale, come rapper o producer. «È bello che ci abbiano proposto qualcosa di diverso dalla solita routine dandoci l’opportunità di sperimentare cose nuove. La radio potrebbe essere il mio futuro – afferma – perché mi piace stare con altre persone e trasmettere al pubblico quello che ho dentro, regalando, si spera, un sorriso a chi mi ascolta».
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