Oltre trentaseimila visitatori per il primo weekend palermitano de Le Vie dei Tesori. Un vero e proprio boom, che ormai ha smesso di sorprendere visto il successo crescente della manifestazione che fa riscoprire luoghi noti e meno noti di una città come Palermo, attraversata da sempre da mille e più storie. In tre giornate di visite la città è stata caratterizzata da lunghe file agli ingressi dei 130 luoghi aperti al pubblico, di cui 18 visitabili solo su prenotazione, con cittadini e turisti spalmati dal centro storico alle borgate in periferia. Ancora una volta è il rifugio antiaereo sotto piazza Pretoria il luogo più amato: sono oltre mille i visitatori che hanno scelto di scendere la breve scaletta in legno che porta nelle viscere della città. E che hanno ascoltato le spiegazioni di Will Rothier, francese con il pallino della storia che ha deciso di vivere a Palermo e raccontarla. Il successo del rifugio antiaereo sorprende in parte lo stesso Rothier, che come tanti operatori a servizio in questi giorni è rimasto praticamente afono.
«Non è un luogo artistico – fa notare -, è un luogo triste ma dove si perpetua la memoria dei racconti di genitori e nonni. È questo secondo me che funziona, ed è questo quello che cerco di trasmettere. Più della grande storia io racconto le piccole storie che sono avvenute durante i bombardamenti e subito dopo: parlo della fame, della gente che scappava, della paura e dello stress. Si creano momenti toccanti. La gente ne parla anche dopo la visita, c’è chi si commuove e pure chi si mette a piangere. È un racconto certamente difficile». Le lunghe file rifugio antiaereo («anche più di due ore e mezza») vanno dunque interpretate come un’esigenza di memoria. «Ci sono state persone venute da Canicattì – racconta ancora Rothier – che volevano scoprire questo luogo perché hanno avuto i genitori che hanno vissuto la seconda guerra mondiale e volevano in un certo senso capire le sensazioni vissute dai propri cari. Sono venute pure persone che quei bombardamenti li hanno vissuti in prima persona, ci sono nonni che vengono coi nipoti. Qui si trasmette la storia e le storie che toccano i siciliani, perché siete persone sensibili. Lo dico da francese, la Sicilia è la terra dell’accoglienza e della multiculturalità. D’altra parte è nel Genio di Palermo che si trova la scritta Palermo nutre gli stranieri e affama i suoi».
Lo studioso ringrazia poi gli studenti delle scuole che lo supportano, attraverso il meccanismo dell’alternanza scuola/lavoro. «Ogni anno è una grande sorpresa, perché sono fenomenali – aggiunge lo storico francese – La più piccola ha 16 anni e il più grande ne ha 18 anni. Ma sono incredibilmente responsabili, nonostante la giovane età. La loro generazione ci mangerà vivi: sono veramente bravi, pieni di buona volontà e molto intelligenti. Direi più maturi di quando noi avevamo la loro età. Io neanche li conoscevo, li ho presi a caso come guide e si sono dimostrati subito capaci. Basta dargli coraggio e forza». Un altro motivo del successo del rifugio antiaereo è poi, per Rothier, il fatto che «noi abbiamo avuto la possibilità di ascoltare i racconti in prima persona di chi ha vissuto gli orrori della guerra, ed è per questo che è essenziale raccontarlo ai più piccoli, perché loro non avranno più la possibilità di ascoltare le testimonianze dei reduci». E se da più di 70 anni non ci sono più state altri conflitti mondiali «il merito in parte è anche dell’Europa, così contestata in questo momento storico e che però nasce proprio per evitare la guerra».
Non è un caso allora se il secondo posto più visitato de Le Vie dei Tesori per l’edizione 2018 è a Boccadifalco, nei luoghi dell’ex aeroporto militare che ha aperto i battenti per la prima volta tra bunker della guerra, giardini storici di antiche ville, la torre di controllo e l’hangar che i bombardamenti lasciarono intatto. Il terzo luogo più visitato è stato il Teatro Politeama (901 visitatori) e a seguire l’Oratorio di San Lorenzo (831 visite) che ha probabilmente sfruttato l’onda lunga del nuovo film di Roberto Andò, con protagonista la storia della Natività del Caravaggio, trafugata proprio da questo sito. Continuano poi ad avere un folto numero di visitatori i luoghi del centro storico, come il Santissimo Salvatore, con l’ingresso sull’omonima via e la sua cupola da cui si può godere di uno dei più bei panorami della città. O come Ballarò, dove a fare da guida è la cooperativa turistica Terradamare.
«Anche quest’anno – dice la storica dell’arte Rosalia Ceruso – la manifestazione si mostra, sin dalle prime giornate, come un’eccezionale momento per valorizzare i monumenti noti e meno noti della città. I siti gestiti da Terradamare durante le vie dei tesori sono la Torre di San Nicolò, il complesso monumentale di Santa Chiara, la Chiesa del Carmine maggiore e la casa museo Pipi a Brancaccio. E hanno avuto un denominatore comune: i visitatori erano entusiasti dei luoghi appena conosciuti e chiedevano, con vivace curiosità, ulteriori informazioni. In un centro storico così ricco di beni culturali resta un dato interessante poiché mette in evidenza come un circuito culturale così complesso, ma nel quale poter accedere facilmente e con una mediazione culturale in ogni sito, può diventare fondamentale nella mappatura dei bisogni di una comunità». Il consiglio degli operatori culturali è, per i prossimi fine settimana e fino al 4 novembre, di optare se possibile per le visite di venerdì, in modo da meglio distribuire le presenze.
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