“Le trivellazioni per la ricerca di idrocarburi potrebbero provocare terremoti. Vanno bloccate”

LO CHIEDONO CON UNA MOZIONE I PARLAMENTARI DEL MOVIMENTO 5 STELLE ALL’ARS. “LA REGIONE EMILIA ROMAGNA HA GIA’ DISPOSTO LO STOP E HA INSEDIATO UNA COMMISSIONE D’INCHIESTA DOPO IL SISMA DEL 2012”. GUARDA CASO, IN SICILIA, DA QUANDO LE TRIVELLE IMPERVERSANO LA TERRA TREMA RIPETUTAMENTE. FINO A IERI TRE SCOSSE

Le trivelle che oggi imperversano in Italia alla ricerca di idrocarburi possono aumentare il rischio di terremoti? In Emilia Romagna ne sono conviti. Tant’è vero che, dopo il tremendo sisma del 2012 la Regione romagnola ha bloccato tutto. E ha insediato una commissione di esperti che sta studiando gli effetti delle trivellazioni.

In Sicilia, guarda caso, da quando le trivelle imperversano – sia  a terra che in mare – le scosse di terremoto sono aumentate in modo considerevole. Per ora – per fortuna – sono scosse lievi. Ieri ne sono state registrate tre, in tre aree diverse dell’Isola e in tre orari diversi.

Insomma, ce n’è abbastanza per bloccare le trivelle che oggi stanno massacrando il mare che circonda la nostra Isola. E anche zone a terra. Lo chiedono, in una mozione, i parlamentari del Movimento 5 Stelle all’Ars.

“Potrebbero innescarsi terremoti, la Regione blocchi tutte le trivellazioni in via di autorizzazione, come avvenuto in Emilia Romagna, e pure quelle in corso”. Così si esprime il gruppo parlamentare dei grillini a Sala d’Ercole. Che chiede al Governo regionale di fermare la ricerca e il prelievo di idrocarburi nell’Osola, terra ad alto rischio sismico.

In particolare, il Movimento mira ad impegnare il presidente della Regione e la Giunta regionale a stoppare tutte le autorizzazioni di ricerca e prelievo di idrocarburi sul territorio regionale in via di rilascio e a revocare quelle già rilasciate.

“Questo tipo di attività – afferma la parlamentare regionale Cinquestelle, Valentina Palmeri, prima firmataria della mozione – potrebbe produrre una sismicità indotta o innescata, anche a diversi chilometri di distanza. Le estrazioni e le attività di ricerca potrebbero essere molto pericolose in una terra ad alto rischio sismico come la Sicilia, dove sono ancora vivi i ricordi dei disastrosi sismi di Messina nel 1908 e della Valle del Belìce del 1968, e, per andare più indietro nel tempo, quello della Val di Noto del 1693”.

L’atto del Movimento 5 Stelle prende le mosse da quanto successo in Emilia Romagna, dove tutte le attività estrattive in via di autorizzazione sono state bloccate in seguito alle risultanze di una commissione di inchiesta (ICHESE), istituita dopo il sisma del maggio 2012, che sulla base della revisione di una ricca letteratura scientifica e dei rapporti disponibili, ha evidenziato, tra le altre cose, che “estrazioni e/o iniezioni legate allo sfruttamento di campi petroliferi possono produrre, in alcuni casi, una sismicità indotta o innescata”.

La commissione ha concluso i suoi lavori con una serie di raccomandazioni che in Sicilia non trovano applicazione (le nuove attività di esplorazione per idrocarburi devono essere precedute da studi preliminari, devono essere accompagnate da attività di monitoraggio, etc).

Lo stop della attività estrattive e di indagine in Emilia Romagna era stato chiesto invano già nel 2011 (prima del terremoto, quindi) dal consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Andrea De Franceschi, con un emendamento (bocciato) al Piano energetico regionale.

“Fermare le trivellazioni – afferma Valentina Palmeri – è necessario, considerato che la politica europea in materia ambientale è fondata sul principio di precauzione, come strategia di gestione del rischio, quando i dati disponibili non consentono una valutazione completa del rischio per l’ambiente o per la salute degli esseri umani”.

La necessità di fermare le trivellazioni non nasce solo da pericolo terremoti. “Continuare a discutere di trivellazioni ed estrazione di idrocarburi senza considerare le conseguenze sul territorio – afferma il presidente della commissione Ambiente dell’Ars, Giampietro Trizzino – è fuori da ogni logica. Chiederemo la trattazione d’urgenza della mozione che abbiamo depositato: è necessario votarla il prima possibile per dare modo all’Assemblea di determinarsi su un tema che non può più essere differito”.

“A prescindere dal rischio di eventuali sismi – afferma la deputata Cinquestrelle Angela Foti – la certezza è che questo tipo di trivellazioni danneggia le falde acquifere e ne provoca l’abbassamento . Questo comporta maggiori costi per il raggiungimento delle stesse. Solo questo basta ed avanza ad essere più che cauti con queste attività”.

“L’approvazione da parte dell’Ars della mozione – afferma l’ingegnere Mario Di Giovanna, portavoce del comitato ‘Stoppa la Piattaforma’- è un atto doveroso, occorre puntare decisamente verso forme di produzione di energia alternativa e distribuita nel territorio, che al contrario delle estrazioni petrolifere, non costituiscono un pericolo per l’uomo e che portano un reale sviluppo economico compatibile con l’ambiente”.

 

Redazione

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