«Abbiamo tanto combattuto la bestia di Matteo Salvini per poi subirla. Ma non da Salvini». Parla di una sorta di fuoco amico Dario Gulisano, il responsabile delle Politiche e del disagio abitativo per la Cgil di Catania che, durante una delle ultime assemblee delle Sardine etnee unite era stato eletto come referente per il congresso nazionale che si sarebbe dovuto tenere – prima dell’annullamento causa emergenza coronavirus – a Scampia. Dietro la spaccatura delle Sardine ci sarebbe proprio questa elezione. Adesso, tra nuove pagine social nate e altre appena oscurate, entrambe le fazioni provano a riorganizzarsi e in mezzo finisce pure la polizia postale.
La divisione era esplosa dopo un messaggio che, partito dal nazionale, è rimbalzato nei gruppi WhatsApp delle Sardine di tutta Italia: «Tenere le mele marce al proprio interno troppo a lungo non conviene. Il gruppo che si è impossessato delle Sardine catanesi (sfruttando la beneamata democrazia delle assemblee) è un gruppo che non aveva alcun interesse ittico, anzi». La prima conseguenza era stata il disconoscimento delle pagine Facebook e la nascita di una nuova. «Adesso, quelle vecchie pagine sono state addirittura oscurate – racconta a MeridioNews quella parte di Sardine, circa una ventina, considerate «dissidenti» – E noi abbiamo già fatto la denuncia alla polizia postale». Il sospetto è che si tratti «dell’ennesimo tentativo di metterci il bavaglio».
Imbavagliate solo come forma di protesta su delle foto pubblicate sui social, le sardine dissidenti stanno già provando a ricostituire il gruppo. Una prima riunione c’è già stata; la seconda, prevista per ieri pomeriggio, è saltata per via delle direttive dovute al Covid-19 ma «stiamo già provando a organizzarci con le videoconferenze», assicurano. Sembrano lontani i tempi in cui nel capoluogo etneo le Sardine avevano radunato in piazza migliaia di persone. «Tra i sei punti portati nella prima piazza a Roma – racconta a MeridioNews Gulisano – c’era un richiamo ai giornalisti ad attenersi alla realtà dei fatti e alla politica ad avere un linguaggio diverso rispetto a quello della macchina del fango contro i “nemici”. Io, invece – lamenta – posso dire di avere subito la stessa dinamica sulla mia pelle. E un gruppo di ragazzi è stato messo al patibolo a livello nazionale, senza possibilità di contraddittorio, con una ricostruzione pretestuosa».
Alla base della spaccatura ci sarebbe «un contrasto tra due visioni politiche – ribadisce Gulisano – da una parte un sistema democratico, dall’altra un modello fluido che, però, prevede una gestione del potere in modo oligarchico. Tra l’altro, non è vero che il gruppo originario è stato messo alla porta: l’80 per cento di loro è ancora con noi». Al di là delle discordanze strettamente politiche, c’è chi fa riferimento a questioni più personalistiche. Dopo il malcontento per l’elezioni di Gulisano, anche il nome del secondo eletto dall’assemblea (svincolato sia dalla Cgil che dal Pd), nonostante un iniziale presunto accordo, non avrebbe evitato la spaccatura. «Per questo – sostengono – crediamo che il legame il sindacato e il Partito democratico sia stato solo un pretesto».
A venire fuori in diverse occasioni è il nome di Massimiliano Perna. Il referente di Siracusa e componente del gruppo dei portavoce nazionali, secondo la ricostruzione di alcuni, in questa spaccatura avrebbe giocato un ruolo. «Non ho niente da commentare – risponde a MeridioNews – La decisione è stata presa all’unanimità da otto città siciliane e da un intero gruppo nazionale. Evidentemente c’era qualcosa che non andava. Qualunque altro tipo di illazione personale – continua – è ridicola e non merita commenti. Se si vuole fare parte delle Sardine si devono rispettare alcune regole. Noi stiamo andando avanti, anche se non su Catania dove quell’esperienza è stata chiusa e vedremo tra un po’ come riorganizzarci».
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