Le Sardine di Catania si ritrovano alla Pescheria «Il Pd? Non raggiungerebbe mai questi numeri»

Un’occasione per riunire tutta la sinistra: dagli esponenti dei principali partiti che dominano la scena nazionale come Italia viva, Pd e Potere al popolo (Pap), fino ai centri sociali. Una sola regola: nessuna bandiera o simbolo di partito, solo la condivisione degli stessi principi di solidarietà, antirazzismo e antifascismo. È questo lo spirito con cui le Sardine, il movimento fondato dal bolognese Matteo Santori, approdano a Catania con un flash mob che si svolgerà domani, alle 18, in Piazza Alonzo di Benedetto (la pescheria). «Un momento di confronto per chi si dichiara antifascista, antirazzista e solidale», spiega Irene Di Stefano, attivista etnea del movimento e tra gli organizzatori dell’evento dal titolo Un mare di sardine in piazza – Catania non abbocca.

Il movimento spontaneo, che in alcune settimane ha riempito tante piazze d’Italia, giunge anche nella città etnea coinvolgendo tutta la società civile in una manifestazione apartitica, pacifica e creativa. «Abbiamo diffuso un volantino da cui ritagliare la sagoma della sardina, decorarla nella maniera più artistica e scrivere sul retro un messaggio di umanità per poi scambiarla con i partecipanti alla manifestazione». L’evento «organizzato in dieci giorni», aggiunge Di Stefano, vede protagoniste diverse realtà della sinistra catanese: dai sindacati (all’evento parteciperanno alcuni esponenti della Cgil etnea senza atto di indirizzo) ai centri sociali, fino alle associazioni universitarie indipendenti. Tutti presenti ma individualmente e senza simboli. «Non ci sono partiti e organizzazioni politiche – spiega Di Stefano -, solo cittadini interessati alla cosa pubblica e al bene comune che hanno fatto attivismo nel campo dell’immigrazione e dell’aggregazione giovanile nei quartieri popolari, ma totalmente depoliticizzate».

Tra le realtà etnee che hanno contribuito alla nascita del movimento dal passaparola ci sono anche Cittàinsieme, l’associazione fondata da Padre Salvatore Resca e presieduta da Mirko Viola, e il Gammazita, l’associazione culturale per la riappropriazione dei beni comuni e l’auto-organizzazione dal basso. «Queste – precisa Di Stefano – sono state le sedi in cui si sono svolte le prime riunioni, ma non hanno dato alcun contributo attivo all’organizzazione dell’evento». Ma queste non sono le uniche realtà che si sono dimostrate vicine a quella che è comunque una forma di aggregazione civica. 

La stessa Di Stefano, infatti, è una ex attivista di Restiamo umani, la rete fondata dal giornalista e scrittore italiano Vittorio Arrigoni costituita da 25 associazioni tra le quali l’Ong fondata da Gino Strada, Emergency e Amnesty International. Proprio due delle organizzazioni non governative parti in causa del conflitto con l’ex ministro dell’Interno del precedente governo gialloverde, Matteo Salvini. «Sono una psicologa – spiega Di Stefano – e ho lavorato per più di un anno con vittime di tortura e trattamenti umani degradanti al Cara di Mineo ed è lì che ho avuto modo di vedere gli effetti devastanti degli accordi siglati dal nostro Paese sulle persone». Ed è per questo che il flash mob vuole essere «un grido di riscatto contro la propaganda d’odio e violenza – così la definisce Di Stefano – che in questi anni ha minato le basi democratiche e civili d’Italia».

A condividere il messaggio ci saranno anche i centri sociali come il Colapesce, e le associazioni universitarie indipendenti di Link e Mua. Un nutrito parterre, dunque, quello che si riunirà nella piazza della pescheria e che, secondo le aspettative, dovrebbe raggiungere i tremila partecipanti ma il numero è destinato a crescere. Come spiega l’organizzatrice, «attendiamo autobus anche dalla Calabria, Messina e Palermo».

Numeri del genere lasciano a bocca aperta chi non riesce a spiegarsi un successo del genere per un movimento spontaneo nato da qualche settimana. Ed è proprio questa la considerazione che sta alla base delle accuse mosse dal mondo della destra nazionale che insinua che dietro alle Sardine possa nascondersi un’iniziativa del Partito democratico. «Non credo – ribatte Di Stefano con un commento tra il piccato e l’ironico – che il Pd riesca a portare in piazza i nostri numeri». 

Gabriele Patti

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