Le rivelazioni sulla cattura del boss di Cosa nostra di Enna: “Devono pagare tutti, anche poco. E’ meglio non esagerare”

IN UNA CONFERENZA STAMPA GL’INQUIRENTI HANNO SVELATO ALCUNI RETROSCENA DEL BLITZ DI STAMATTINA

di Pierelisa Rizzo 

Hanno dovuto accelerare i tempi, Dda di Caltanissetta Squadra mobile di Enna e commissariato di Leonforte e Polizia, e stringere il cerchio attorno alla nuova famiglia mafiosa di Leonforte. Stamani gli otto fermi di Polizia, nell’ambito dell’operazione “Homo Novus”.

Uno dei fermati, Mario Armernio, alias l’olandese, aveva anche scoperto una cimice e aveva già fatto il biglietto aereo per l’Olanda. “Devono pagare tutti, anche se poco. E’ meglio non esagerare”. Sono queste le istruzioni che Giovanni Fiorenza, 54 anni, considerato il capo della nuova famiglia, dava agli affiliati per l’imposizione e la riscossione del ‘pizzo’.

I particolari dell’operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa alla Dda di Caltanissetta alla quale hanno partecipato, oltre al questore di Enna, Ferdinando Guarino, il capo della Mobile, Giovanni Cuciti, e il commissario di Leonforte, Salvatore Tognolosi, al quale sono andati i complimenti del procuratore Sergio Lari.

Una nuova cosca mafiosa, quella sgominata dalla Polizia di Enna e dalla Dda di Caltanissetta, che però si basava sui principi della vecchia Cosa nostra ennese. Era stato ora lo zio Turi in persona, il nuovo capomafia della provincia di Enna, Salvatore Seminara, con obbligo di soggiorno dopo un annullamento del 41 bis della Cassazione, a dare l’ok alla nascita della nuova famiglia di cosa nostra di Leonforte. “Voi avete mano larga da Nicosia a Catenanuova (Catenanuova esclusa perché governata sempre dal clan Cappello) compreso il Dittaino”, riferisce Giovanni Fiorenza dopo essere andato a trovare, non senza timore, Seminara che lo aveva mandato a chiamare.

Il principio era, comunque, quello di evitare richieste eccessive che potevano, in un momento di crisi, spingere le vittime a denunciare, ma ottenendo il pagamento da tutte le attività produttive del territorio. Estorsioni e danneggiamenti.

La parola d’ordine era: “Devono pagare tutti anche se poco. E’ meglio non esagerare”. Le indagini potrebbero estendersi all’ambito della droga. Tra le diverse estorsioni individuate dagli inquirenti, solo tre vittime hanno ammesso di avere pagato il ‘pizzo’. I sistemi erano due: o mettere in atto danneggiamenti, per poi suggerire di rivolgersi alla “zio Giovanni”, o chiedere direttamente la tangente. Un giovane, prima “invitato” a mettersi a disposizione della “famiglia” e comunque ad operare solo con l’autorizzazione, è stato malmenato, perché non si era adeguato al “consiglio”. Inoltre è emerso che la cosca ha influito nelle elezioni comunali di Assoro dove aveva interesse a sostenere candidati al consiglio comunale.

Nel corso delle perquisizioni è stato trovato anche il libro mastro, proprio a casa di Fiorenza, e se alcuni imprenditori hanno collaborato, per tutti gli altri l’appello della Dda è di iniziare a collaborare.

Secondo il procuratore della Repubblica di Caltanissetta, Sergio Lari, nell’organizzazione ci sono tutti i canoni tradizionali di Cosa nostra. Lo conferma il pm Roberto Condorelli che parla di affiliazioni. “La famiglia va difesa a torto o a ragione – dicono gli affiliati -. Cosa nostra è come un matrimonio”. Così come in un’altra occasione dichiarano: “Noi ci siamo messi contro lo Stato, la nostra è una guerra contro lo Stato”.

 

 

Redazione

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