Le rivelazioni su Arafat, avvelenato con il polonio

QUALCUNO DEL SUO ENTOURAGE DEVE AVER COLLAVORATO ALLA SUA ELIMINAZIONE

di Pietro Ancona

Bastava osservarlo nelle sue apparizioni televisive lungo l’ultimo anno della sua vita per rendersi conto che c’era un progressivo inesorabile logoramento delle sue condizioni di salute. Tanti segni del viso lo testimoniavano: le occhiaie, gli occhi sempre più smorti, il pallore delle guance, le labbra pendenti e di uno strano colore.

Circa un anno prima della sua fine avevo detto a Giuseppina che Arafat mi sembrava malato ed aveva l’aspetto di uno che non sarebbe vissuto a lungo.

Non capisco perché questo è stato notato da me che vedevo solo in TV Arafat e non dai suoi familiari, dai suoi collaboratori, dalla gente che doveva vigilare sulla sua sicurezza.

Indubbiamente qualcuno del suo entourage avrà collaborato al lento avvelenamento. Certo la politica della Palestina-Gisgiordania di Abu Mazen è assai più collaborazionista di quanto lo fosse mai stato Arafat che in effetti voleva la pace ma nel rispetto della dignità e della integrità del popolo palestinese.

E’ stato avvelenato con il Polonio radioattivo. Ricordo che prima della sua morte ci fu un acceso dibattito nella TV israeliana sulla opportunità di ucciderlo.

La scoperta del suo avvelenamento getta una grande ombra sui suoi successori. In un certo senso li deligittima perchè una cosa è succedere cronologicamente per cause naturali altra cosa è succedere perchè c’è stato un assassinio perpetrato lungo un arco di tempo che avrebbe dovuto suscitare allarme e reazioni che invece non ci sono stati

Dopo Arafat la Palestina non ha più una identità politica precisa che la rappresenti.

Hamas è oramai legata ai Fratelli Musulmani ed obbedisce più alle strategie che interessano questi che non agli interessi veri dei palestinesi.

Di Abu Mazen si può dire che è un Petain che si regge sul sostegno degli israeliani con i quali è impegnati in una infinita finta trattativa.

 

 

Giulio Ambrosetti

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