«Una diminuzione della coscienza e un innalzamento della fiducia». Secondo Santo Di Nuovo, presidente dell’associazione italiana di Psicologia e docente all’Università di Catania, la banda che ieri è stata arrestata nel Messinese convinceva le vittime a prelevare migliaia di euro grazie a delle tecniche usate anche, in maniera certamente diversa e più professionale, nelle terapie psicologiche. Quando il professore ha letto la notizia è saltato dalla sedia. «È un tema interessantissimo, e ne parlerò anche ai miei alunni durante le prossime lezioni, è la prima volta a mia memoria che se ne parla in maniera così approfondita per un caso di cronaca».
A finire in manette ieri sono stati sei palermitani, accusati di rapina aggravata in concorso mediante l’ipnosi delle vittime. Quest’ultime – agganciate tramite un truffatore che si spacciava per marinaio straniero con le necessità di vendere dei gioielli – hanno fatto tutte una ricostruzione simile dei fatti: «Hanno evidenziato una singolare assenza di capacità critica – scrivono i carabinieri – accettando passivamente le indicazioni e la richiesta di denaro anche per somme cospicue che gli sono state rivolte dai malfattori mostrandosi inermi rispetto alle sollecitazioni che gli venivano rivolte». Tutte le vittime hanno descritto uno stato di confusione più o meno marcato, si sono dimostrate alquanto stupite per aver compiuto delle azioni estranee al proprio modo di operare e hanno evidenziato una perdita della cognizione del tempo sottolineando la meraviglia per aver trascorso delle ore con soggetti sconosciuti senza un motivo plausibile.
«Parlare di ipnosi in senso stretto è sbagliato – spiega Di Nuovo – l’ipnosi non si può certo praticare in strada, ha bisogno di un luogo tranquillo e rilassato, chi la pratica deve guardare intensamente negli occhi il paziente e, soprattutto, quest’ultimo deve essere consapevole. E poi – continua il docente – chi viene ipnotizzato durante una terapia, ad esempio per indurre una consapevolezza diversa abbassando la volontà del paziente, dopo non ricorda nulla». Nel caso degli anziani rapinati, invece, la memoria è rimasta intatta, al punto che le loro testimonianze sono state determinanti per arrestare la banda. «In questo episodio siamo davanti piuttosto a una diminuzione della coscienza, caratterizzata da maggiore fiducia nei confronti dell’interlocutore, dalla perdita delle coordinate spazio temporali e, in generale, da una condizione di trance». E così si spiegherebbe anche il senso di straniamento provato dalle vittime che non sapevano giustificare come fosse stato possibile passare diverse ore con degli sconosciuti e andare persino in banca per effettuare un prelievo.
Per fare tutto ciò, però, Di Nuovo è convinto che gli arrestati si siano avvalsi di una sostanza. «Tutto lo lascia pensare, soprattutto quel continuo riferimento delle vittime a un profumo intenso». Lo psicologo spiega che «diverse sostanze, a cominciare dall’ossitocina hanno effetti simili. O ancora, da decenni si fa uso terapeutico di altre sostanze che aiutano a dimenticare, ad esempio vengono somministrate dopo un forte trauma: una morte improvvisa, un terremoto, un evento di guerra. E che oggi – conclude – vengono usati a fini deplorevoli, come per la droga dello stupro».
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