Era pronto a tutto pur di difendere il patrimonio di famiglia, finito in parte all’asta per i tanti debiti accumulati. Capace di trasformare innocue pen drive in esplosivi o tentare di assoldare killer sul deep web pur di sbarazzarsi dei creditori. «Pericoloso e spregiudicato», scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare. Roberto Sparacio, di 51 anni, originario di Palermo ma residente a Pantelleria, è stato arrestato ieri dagli agenti della squadra mobile di Trapani con l’accusa di minacce e lesioni gravi, per possesso di materiale esplodente e fabbricazione di ordigni nonché per il possesso di materiale pedopornografico.
Sarebbe stato lui a inviare la pennetta esplosiva all’avvocata Monica Maragno. La pen drive, consegnata alla Procura del capoluogo, esplose ferendo gravemente un agente della sezione di polizia giudiziaria del tribunale trapanese. L’unabomber in salsa siciliana era pronto a colpire ancora. All’interno del suo appartamento gli investigatori hanno infatti ritrovato un biglietto d’auguri musicale modificato. Nel carillon era stata posizionata una miscela esplosiva. Una delle tante preparate dall’uomo ed utilizzate in passato contro altre vittime.
Nel suo laboratorio sull’isola di Pantelleria, invece, oltre alle attrezzature utilizzate per la preparazione di sostanze esplosive, sono stati rinvenuti parecchi flaconi della cosiddetta droga dello stupro, oltre a materiale pedopornografico all’interno del suo pc. Nel corso delle indagini sono emersi infatti altri episodi che vedono coinvolto Sparacio. A lui gli uomini della mobile arrivano intercettando proprio l’avvocata Maragno. Ascoltandola, gli investigatori scoprono che in quel periodo la legale si sta occupando della causa di un creditore, un ex dipendente della famiglia Sparacio. Per recuperare il denaro, il legale era riuscito ad ottenere la vendita all’asta di un terreno che si trova in contrada Khazen a Pantelleria, provocando l’ira del 51enne.
Continuando ad indagare, gli agenti si imbattono in un altro episodio simile. Nel 2016, all’interno del bar Jonnhy Walker di Palermo, alcuni clienti trovano nel bagno un plico contenente una pen drive. Uno di loro la porta a casa e per curiosità la inserisce nel pc rimanendo gravemente ferito a seguito dell’esplosione del dispositivo. Approfondendo l’episodio, gli agenti scoprono che la proprietaria del locale non solo in passato ha denunciato per stalking la madre e la sorella di Sparacio, ma ha anche acquistato all’asta un appartamento di proprietà della famiglia.
Nel mirino di unabomber anche due operai che lavoravano alle sue dipendenze in una cava di smaltimento rifiuti di contrada Khazen a Pantelleria. Nel sedile di un escavatore Sparacio avrebbe messo dell’acido e i due, che reclamavano stipendi arretrati, sedendosi rimasero ustionati. Ascoltato dagli investigatori, uno dei due operai rivelò la passione dell’uomo per gli esplosivi: «Roberto Sparacio ha tutti i difetti di questo mondo, è ingegnere, ha la mania di essere un chimico e sicuramente già da allora trafficava con cose di questo genere».
Passione che l’uomo non cercava di nascondere, anzi. Attraverso il sito Subito.it ha messo in vendita manuali e kit completi per la realizzazione di ordigni artigianali e droghe come Lsd, dispensando consigli agli interessati compratori. Tra di loro, però, anche un agente sotto copertura in servizio allo Sco. A chiudere il cerchio è stata la confessione captata dalle cimici piazzate nell’appartamento dell’ingegnere che, subito dopo aver parlato con la sorella, comincia ad inveire da solo: «Ormai mi pigghiaru… ormai da qui non posso fare niente, è finita». Cercando di autoassolversi: «Se inserisci il pen drive nel computer sono cazzi tuoi che ti sei comportata male con me…. non l’ho fatto per fare male». Le indagini proseguono e non è escluso che la vicenda possa avere ulteriori sviluppi.
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