Dopo la pubblicazione della bozza dell’offerta formativa dell’Università di Catania è grande la confusione, non solo tra gli studenti. Lingue chiude? Architettura resta a Siracusa? Agraria terrà un corso a Ragusa? Il quarto polo ha più consistenza di un ectoplasma?
Per quanto riguarda l’ultimo interrogativo, è difficile dare una risposta certa: se da un lato a Siracusa si teme un’ingombrante egemonia della Kore (le ultime dichiarazioni ufficiali, complice la campagna elettorale per l’elezione del Sindaco di Enna, confermano l’ipotesi), dall’altro la discussione sembra ancora ferma ai blocchi di partenza. Finanziamenti, autonomia o completa subalternità ai consorzi e ricerca di equilibri “geopolitici” tra i tre capoluoghi concorrenti sono i grossi nodi da sciogliere per poter parlare di università, che vuol dire docenti di ruolo, ricerca, strutture e quanto necessita una realtà accademica che mira a finanziamenti pubblici.
Alla questione “quarto polo” è legata a doppio filo la sorte delle due residue sedi decentrate dell’Università di Catania. Se la facoltà di Architettura – non senza problemi – mantiene a Siracusa la propria sede grazie al rinnovo della convenzione, nella speranza che l’accordo sia effettivamente onorato, più complicata è la risoluzione della contesa in terra iblea. Il rettore Antonino Recca ha avuto mandato dal Senato accademico di trattare con il Consorzio Universitario della Provincia di Ragusa e non si prospetta un dialogo tranquillo. Fin dall’inizio della “questione Lingue” il presidente Giovanni Mauro era stato perentorio: Lingue dev’essere un’esclusiva di Ragusa. Ma adesso, con la creazione di una facoltà congiunta Lettere-Lingue dall’ottobre 2011, l’insegnamento delle lingue straniere a Catania verrà garantito e c’è chi parla di «micidiale concorrenza» tra la nuova facoltà umanistica e quella ragusana. Nel frattempo si continua a paventare la «deportazione» di studenti, mentre su Facebook, qualcuno azzarda un timido «la battaglia è finita?», accenna a qualche passo di danza della vittoria, garantisce l’ufficialità di quella che rimane per il momento una bozza.
In questo strano valzer fatto di dichiarazioni incontrollate ed entusiasmi poco condivisibili, a rischiare addirittura un cambiamento di ateneo sono gli studenti che sceglieranno di iscriversi l’anno prossimo nella sede di Ragusa di Agraria o a Lingue. Per l’Anno accademico 2010-2011 infatti la continuità dei corsi è legata alla nascita della nuova università pubblica siciliana. Agraria attiverà un corso in Scienze e tecnologie agrarie, ma se il quarto polo non dovesse prendere vita si tratterà di un corso a immediato esaurimento. Lingue vedrà attivate una triennale (Mediazione linguistica, che ha la sua specialistica a Catania) e una magistrale (non è ancora chiaro se si tratterà di Lingue per lo sviluppo dei sistemi turistici o di Lingue e culture europee ed extraeuropee, un doppione di Catania). «Qualora non vi fosse l’impegno formale di attivare il IV polo» – come si legge nel verbale della seduta del Senato -, si tratterebbe di corsi con una convenzione che dovrebbe garantire una scadenza a cinque anni.
I problemi rimangono quasi tutti sul tavolo e la data del 15 giugno – il termine utile per la pubblicazione del Manifesto degli studi – sembra ricca di ostacoli. Ma anche, purtroppo, della gran confusione generata da dichiarazioni più o meno ufficiali.
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