Sono passate ormai quasi tre settimane da quel fatidico «azzero la giunta» pronunciato da Nello Musumeci in diretta Facebook. Una dichiarazione a cui non sono poi seguiti fatti concreti, ma bisogna capirlo, era il Musumeci uomo a parlare, quello che sbotta a caldo dopo un voto a cui si presentava con tutt’altre aspettative, ritrovandosi più solo, quasi vittima di un’imboscata fatta da chi sulla carta avrebbe dovuto guardargli le spalle. In tanti si aspettavano che il presidente della Regione, che comunque a Roma come delegato per l’elezione del capo dello Stato c’è andato, utilizzasse questo lungo soggiorno nella Capitale per allestire un piano B, una exit strategy lontana dalle velleità di ricandidatura a palazzo d’Orleans e ritagliarsi un posto in una delle liste forti per le prossime Nazionali, previste nel 2023. Magari in Fratelli d’Italia, il partito più quotato al momento nel centrodestra, il più vicino per storia e amicizia al leader di Diventerà Bellissima.
E invece a colloquio con Giorgia Meloni, martedì, si è presentato l’altro Musumeci, il politico di lungo corso, che alla linea della repressione preferisce rispondere agli alleati con una prova di forza. Dagli uffici romani di Fratelli d’Italia, infatti, parlano di una riunione distesa, nella quale Musumeci avrebbe esposto la propria volontà creare un rapporto ancora più intenso con Fratelli d’Italia, dando un’accelerata a quello che dalle segreterie della Capitale descrivono come «un avvicinamento lento ma costante» portato avanti negli ultimi anni. In cambio, Giorgia Meloni e il suo partito, si faranno sponsor della sua ricandidatura, promettendo di fare da megafono sui tavoli nazionali per le istanze della Sicilia, dall’ammodernamento delle infrastrutture al rilancio dell’agricoltura. «Un’intesa di collaborazione costante che sfocerà in un rapporto più stretto» dicono a MeridioNews.
Una vicinanza che traspare anche dalle parole del coordinatore per la Sicilia occidentale, Giampiero Cannella, che ha parlato di «rapporti sempre ottimi tra il presidente, l’assessore Manlio Messina e i coordinatori». Non è un segreto infatti che Messina è spesso risultato tra i più stretti lealisti di Musumeci in giunta. Tutti e tre gli esponenti di Fratelli d’Italia erano presenti alla riunione, dove pare non si sia parlato invece della vicenda che riguarda il sindaco di Catania e coordinatore per la Sicilia orientale del partito. Anche nel suo caso si era vociferato di imminenti dimissioni, ma a differenza di Musumeci, che finora è stato artefice del proprio destino in quanto leader della propria espressione politica – Diventerà Bellissima, appunto -, Pogliese deve invece rendere conto a una segreteria nazionale, che certo non vuole lasciarsi sfuggire la bandierina apposta su un grande Comune. Un partito che, fanno sapere sempre da Roma, è e resta al fianco di Pogliese, che comunque «deve risolvere i suoi problemi».
Tornando alle vicende regionali, la seconda tappa del viaggio romano di Nello Musumeci è stata in casa della Lega. Una visita di cortesia a cui il governatore si è presentato forte dell’accordo in tasca con Fratelli d’Italia. All’incontro pare fosse presente anche di Nino Minardo, coordinatore regionale e nome più volte quotato all’interno del toto-candidatura per la presidenza della Regione. Musumeci ha fatto buon viso a cattivo gioco, nonostante alcuni dei sospetti sugli ormai famosi «scappati di casa» che hanno ribaltato il voto per i grandi elettori, ricadessero su esponenti del Carroccio. Ma la serenità di Musumeci è quella di chi ha in mente un piano: quello della ricandidatura a tutti i costi. Una ricandidatura che con l’appoggio di Fratelli d’Italia rischierebbe, in caso di fughe in avanti, di infrangere il mantra ripetuto più e più volte da Matteo Salvini: «Il centrodestra deve essere unito, perché divisi si perde». Un’eventualità a cui il leader leghista, dopo le batoste alle ultime amministrative, non vuole neanche pensare, al punto di poter – chissà – concedere anche un passo indietro.
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