Notiamo tante stranezze, nella gestione ella formazione professionale della Sicilia. Non si capisce, ad esempio, che fine abbiano fatto i 2,1 miliardi di euro di fondi europei. Sappiamo che, durante la gestione del famigerato Trio delle meraviglie LAC (acronimo che sta per Lombardo Raffaele, ex dannosissimo presidente della Regione, Albert Ludovico, lo scienziato piemontese ex dirigente generale del settore e Centorrino Mario, ex assessore regionale alla Formazione professionale) tanto Avvisi, scritti male, sono stati ritirati. Ma non sappiamo che fine abbiano fatto questi soldi.
Non abbiamo capito se 420, 460 o 480 milioni a valere sul Fono sociale europeo (Fse) sarebbero stati messi in sicurezza consegnandoli al Ministero dellUniversità e ella Ricerca Scientifica. Soldi che dovrebbero tornare in Sicilia come fondi ministeriali, di fatto aggirando i controlli dellUnione Europea. Risorse che dovrebbero essere erogata da un Governo nazionale – il Governo Monti – che non dà alcuna garanzia.
Degli altri mille e 600 miliardi di euro si sono perse le tracce. Dicono che una parte di questi soldi sarebbe stata utilizzata per pagare la Cassa integrazione. Unaltra parte per foraggiare i Teatri, soprattutto catanesi. Poi alte notizie frammentarie.
Abbiamo fatto una ricerca tra le relazioni della Corte dei Conti e i documenti di bilancio di questanno. Nulla di nulla. Spariti. Volatilizzati. Forse riusciremo a rintracciare qualcosa non appena avremo tra le mani il bilancio consultivo della Regione. Vedremo.
A fronte dei soldi spariti notiamo un certo interesse non per la formazione professionale, ma per i soldi della formazione professionale, da parte di unorganizzazione imprenditoriale che dovrebbe occuparsi di imprenditoria ma che, invece, ormai da oltre un ventennio, si occupa daltro. Per esempio, di banche e di società regionali.
Parliamo di Confindustria Sicilia. Questorganizzazione, già da qualche anno, ha gettato gli occhi sulle risorse della formazione professionale. Dobbiamo ricordare che, ormai da cinque anni, Confindustria Sicilia è organica ai Governi della Regione. Lo è stata per i quattro anni del Governo Lombardo, con leccezione degli ultimi mesi, quando i rappresentanti degli industriali siciliani si sono resi conto che, su certi affari, non potevano continuare a metterci la faccia. C’è un limite a tutto.
Oggi Confindustria Sicilia fa parte del Governo. Controlla lassessorato alle Attività produttive. E guarda con interesse ad altri settori da colonizzare. Tra questi ci potrebbe essere la formazione professionale. O meglio, le risorse finanziarie della formazione professionale.
Non sappiamo che rapporti ci siano, oggi, tra Confindustria Sicilia e il presidente della Regione, Rosario Crocetta. Sappiamo però che, qualche mese fa, il presidente egli industriali siciliani, Antonello Montante, ha sferrato un attacco al presidente Crocetta.
Ufficialmente, lo ha attaccato per chiedere atti concreti al Governo. Ma a molti osservatori l motivo dellattacco è sembrato un altro: e cioè il possibile no del presidente della Regione a qualche richiesta indecente degli industriali siciliani.
I nostri lettori si chiederanno: ma cosa centra Confindustria Sicilia con la formazione professionale? E la stessa domanda che ci poniamo noi. Gli industriali siciliani dovrebbero occuparsi delle pochissime industrie presenti in Sicilia. Invece, da anni, come già ricordato, si occupano daltro.
E bene comunque allertare i circa 10 mila dipendenti della formazione professionale siciliana. Perché se Confindustria Sicilia dovesse mettetre le mani su questo settore, per loro, non arriverebbero tempi allegri. Anzi.
La nostra, chiaramente, è solo unipotesi. Ma invitiamo i lavoratori a vigilare. Perché, lo ripetiamo, nella formazione professionale siciliana sono avvenute e continuano ad andare in scena troppe cose strane.
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