Le cantine dell’Etna ripuliscono munnizza in strada «Turisti chiedono perché ambiente così deturpato»

«Di certo non lo facciamo perché così ci dicono “bravi” o per le foto su Instagram, ma per un’esigenza concreta». Gli applausi, comunque, sono arrivati anche per la seconda spedizione anti-munnizza di qualche giorno fa. Le cantine del vino dell’Etna sono passate ai fatti, nello stile di chi ha cambiato il volto di un territorio senza aspettarsi aiuti di sorta. A cominciare da quelli di una mano pubblica che, da queste parti, spesso non garantisce neppure i servizi essenziali.


«Stiamo pulendo così come puliremmo le scale del nostro condominio se fossero ridotte a discarica», dice a MeridioNews Vincenzo Lo Mauro, manager dell’azienda Passopisciaro. Una delle realtà più rinomate fra quelle dei vignaioli del versante nord della montagna, nella zona di Castiglione di Sicilia. Dai boschi in quota fino alle rive dell’Alcantara, sono decine le bretelle d’asfalto che scorrono fra i vigneti e le sciare, zone spopolate eppure puntellate da pessimi segni tangibili del passaggio umano. «Questo posto diventa spesso impresentabile, purtroppo la gente lascia di tutto». Gomme, pannolini, piatti, televisori, un computer. «Tra Solicchiata e Verzella abbiamo rimosso dalla strada un banco frigo Algida che stava lì da un mese», aggiunge Lo Mauro. 

Un mese fa, allora, ha iniziato il produttore belga Frank Cornelissen, a capo dell’omonima nota cantina, seguito dai suoi operai per un giorno delocalizzati dal lavoro nei vigneti a quelli ai bordi della strada Quota mille, fra Linguaglossa e Randazzo. Adesso si sono aggregati gli uomini delle cantine Graci e appunto Passopisciaro. Muniti di sacchi, mezzi pick up e tanta pazienza. Sono proprio i protagonisti della rinascita vinicola dell’Etna che tentano di sanare una delle più gravi ferite, le discariche abusive, del territorio che loro stessi hanno saputo trasformare in ricchezza.

«L’idea è stata di Frank, noi lo abbiamo seguito per fare qualcosa di buono non solo agli occhi di chi viene a trovarci, ma anche per noi stessi che qui ci viviamo», aggiunge Lo Mauro. Triste e sconcertato per un malcostume che non ha spiegazione. «Non capisco chi lo fa, forse ce l’hanno nel sangue. Giri gli angoli di queste vie di campagna, oppure dietro i muretti a bordo strada, e trovi uno spettacolo orrendo». Qualcosa di impossibile da ignorare: «Chi viene da fuori spesso non dice nulla, ma nota tutto e si chiede il perché. Capita anche con gli incendi o le costruzioni più brutte, talvolta ci domandano perché l’ambiente è così deturpato».

La spazzatura sull’Etna viene di fatto abbandonata dappertutto e i Comuni faticano a stare dietro all’incontinenza degli incivili della munnizza. L’amministrazione di Castiglione ha fornito dei veicoli ai volenterosi delle cantine, ricordando come le zone dei vigneti non sono servite dalla normale nettezza urbana. A meno di clamorose novità, insomma, si dovrà di fatto andare avanti con il volontariato e iniziative occasionali di contrasto al degrado. «Ci sono una marea di enti che potrebbero intervenire, ma nessuno fa niente, non so per quale motivo», dice il manager. Certo è che le cantine non possono esserci per sempre: «Il nostro è un input, come l’accensione del quadro di una macchina. Non può toccare a noi tenerla sempre accesa».

Francesco Vasta

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