«C’era da un po’ qualcosa nell’aria. Ma ne abbiamo sentite talmente tante, negli anni, che forse non ci credevamo nemmeno più». Invece è successo davvero. La convocazione alle risorse umane è finalmente arrivata. Incredulità e stupore sono i sentimenti che più animano in questi giorni Alessandra Puccia, maestra dell’asilo comunale Strauss, e le sue tredici colleghe. Le quattordici insegnanti dimenticate dal Comune che, dopo proroghe su proroghe e anni di precariato, hanno finalmente firmato il loro contratto a tempo indeterminato. Due giorni fa la convocazione e la fatidica firma, insieme ad altri 584 storici precari dell’amministrazione, regolarizzati definitivamente, con l’approvazione del rendiconto.
«Ho vinto quattro concorsi e conseguito altrettante abilitazioni, ho laurea e master, perché devo essere costretta a elemosinare una cosa che in realtà mi spetta di diritto?», diceva lo scorso inverno la stessa Puccia, in attesa di risposte per un contratto che sarebbe in realtà dovuto arrivare parecchio tempo prima. Rimostranze che avevano portato l’amministrazione a correre ai ripari e a mettere la solita pezza con l’ennesima proroga di cinque anni. Questa volta, però, quasi a sorpresa, funzionari e tecnici del Comune non ne hanno aspettato la scadenza, giocando d’anticipo e convocando negli uffici delle risorse umane la maestra Puccia e le altre colleghe.
«Ancora non ci credo, dopo tanti anni di precariato e tutte quelle proroghe – dice -. C’è stato un ottimo lavoro fatto dal consiglio comunale, ne ho seguito ogni riunione, appassionandomi completamente, ce l’hanno messa tutta e ho visto che si sono impegnati anche per sistemare le circa 600 famiglie che aspettavano da tempo. Hanno firmato tutti i precari. Per una volta una novità davvero bella, importante, che va raccontata e condivisa, non è giusto parlare solo quando le cose non vanno come dovrebbero». Tornata a scuola, la maestra è stata accolta da una vera e propria festa: i genitori, che mesi fa avevano manifestato davanti ai cancelli del plesso di via La Rosa il loro sostegno incondizionato alle maestre in attesa da anni del meritato contratto indeterminato, l’hanno accolta con mazzi di fiori, mentre tra i piccoli alunni qualcuno s’è premurato di portare un presente, qualcun altro una letterina scritta di proprio pugno.
Ma festeggiamenti a parte, è davvero cambiato qualcosa? «Sono lì da 12 anni – spiega la maestra -, più quelli precedenti trascorsi altrove, sempre in regime di rigoroso precariato. Devo ancora metabolizzare questa novità, ma è anche vero che sono sempre nella mia scuola, a fare quello che ho fatto per anni con impegno e abnegazione. Certo, dire che sono finalmente di ruolo mi fa effetto, è una cosa troppo bella. Non devo più pensare al domani, è un passo avanti per la mia vita. Ci saranno altre battaglie, ma questo traguardo è stato finalmente raggiunto».
Tra uffici, vari lavori di impiego e infine l’incarico all’asilo comunale, Puccia lavora da precaria per ben 22 anni. Altri, precari da una vita come lei, al giorno della fatidica firma nemmeno ci sono arrivati, perché ormai arrivati alla pensione. Ma la bella notizia sembra aver cancellato con un colpo di spugna gli anni trascorsi ad aspettare e ad alzare la voce per far valere il proprio diritto a essere regolarizzata. «Finalmente qualcuno ha mantenuto le promesse – dice infatti -, ed è stato possibile grazie alla collaborazione di tutte le parti in gioco. La loro coesione ci ha permesso di avere quel lieto fine che aspettavamo da troppo tempo. Mi piacerebbe pensare che d’ora in poi, risolta la pagina di questi quasi 600 precari regolarizzati, non ci saranno più pezze, soluzioni tampone o proroghe. Si faccia in modo che questa diventi la normalità, e non l’eccezione da vivere dopo vent’anni di attesa».
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