Lavoro, sindacati chiedono verifiche lungo itinerario Unesco «Impiegati parlano di paghe misere, anche di tre euro l’ora»

Il percorso Arabo-Normanno, patrimonio Unesco, è il fiore all’occhiello della città, specialmente nell’anno di Palermo Capitale della Cultura. Ma potrebbe non essere tutto oro quello che luccica. Questo mese è previsto che partano i tavoli tematici su partecipate, opere pubbliche e attività sociali tra Comune e sindacati. Tra gli argomenti all’ordine del giorno ci sono anche i racconti sul lavoro irregolare nell’area del percorso Arabo-Normanno, riferiti da alcuni dipendenti e studenti in cerca di impiego.

 «Cgil, Cisl e Uil nei mesi scorsi hanno chiesto al Comune di approfondire questo argomento, anche preparando un protocollo da siglare – spiega il segretario generale della Cgil Palermo Enzo Campo -. L’esigenza nasce dalle parole dei lavoratori che si recano agli sportelli del sindacato: alcuni esercizi farebbero contratti part-time a chi lavora full time e diversi lavoratori migranti in alcune delle cucine dei piccoli ristorantini, che stanno nascendo come funghi, riceverebbero un corrispettivo pari a circa tre euro l’ora. Al di là dello splendore dell’itinerario Unesco, quello che sta venendo fuori è che ci sarebbero dei casi in cui non si rispettano i diritti dei lavoratori». 

Un problema che riguarda in special modo gli extracomunitari come spiega Bijou Furaha Nzirirane, responsabile provinciale migranti della Cgil: «I giovani, tutti sotto i quaranta anni, che si sono rivolti a noi hanno parlato di paghe piuttosto misere, o di contratti part-time quando invece sono sottoposti a degli orari terribili. Anche se sulla carta dovrebbero lavorare quattro ore, in realtà ne farebbero otto. Oppure lavori in nero, come raccontano tanti migranti che sono venuti nei nostri uffici, soprattutto bengalesi, che lavorano nelle cucine dei ristoranti o lavano i piatti che riferiscono di ricevere paghe anche di tre euro l’ora». 

I lavoratori migranti, denuncia la sindacalista, sono tra i più ricattabili: «Sono disposti a fare di tutto per guadagnare rapidamente questi soldi, la cosa grave è quella. Capiscono di essere sfruttati ma hanno bisogno di lavorare. Questo fenomeno riguarda anche i palermitani ma diventa ancora più grave per i migranti quando dal contratto dipende il rinnovo dei documenti». Per rinnovare il permesso di soggiorno i migranti devono raggiungere un determinato guadagno: se si tratta di una persona sola deve essere pari all’ammontare dell’assegno sociale, poco meno di seimila euro l’anno. Se invece sono due persone che compongono il nucleo familiare devono raggiungere un guadagno di almeno ottomila euro e così via. «E adesso con il decreto sicurezza sarà ancora peggio – aggiunge la sindacalista – visto che molti hanno chiesto la conversione del permesso per motivi umanitari in permesso per motivi di lavoro». 

Per il sindacato bisognerebbe quindi indagare su «quale tipo di lavoro sta nascendo lungo il percorso arabo-normanno – prosegue Furaha Nzirirane – il lavoro povero o quello che rispetta i diritti dei lavoratori? Bisogna dirci la verità: non possiamo aspettare che i migranti denuncino perché sono la parte debole, e hanno paura di perdere il poco che hanno. Quindi servono maggiori controlli, noi staremo accanto ai lavoratori come sindacato ma non possiamo obbligarli a denunciare. Le istituzioni possono chiedere che vengano fatte le verifiche». 

I sindacati si sono fatti promotori della stipula di un protocollo amministrativo nell’ambito delle Ztl e per le aziende e le imprese che si trovano all’interno dell’itinerario monumentale Unesco. L’idea che hanno avuto e che hanno già accennato al sindaco nel primo documento che hanno presentato lo scorso novembre, riguarda il provare a dare degli incentivi alle aziende in termini di sconti sulla tassa rifiuti o sull’occupazione del suolo pubblico, a patto che tutti i lavoratori abbiano dei contratti a norma. In questo modo, secondo i sindacati, il Comune potrebbe avere un controllo ulteriore su queste attività. 

Un protocollo quindi con incentivi per le aziende e le imprese che applicano i contratti collettivi nazionali di lavoro, e gli accordi territoriali sottoscritti da Cgil Cisl e Uil, che servirà a promuovere il rispetto del lavoro e l’immagine del made in Sicily anche ai fini della valorizzazione dei prodotti a chilometro zero. I sindacati inoltre ritengono che sarebbe necessaria un’indagine approfondita per capire quali siano i numeri reali di questo fenomeno. Di questo, come delle idee fissate sul protocollo, ne discuteranno al tavolo con il Comune. «Partire dal percorso Unesco  – conclude la sindacalista –  cambiare qui qualcosa, vuol dire far vedere alla città che si vuole incentivare un altro tipo di lavoro,  è già un inizio. Deve cambiare almeno lì dove diciamo che l’occupazione cresce, è da questo che si vede una Palermo diversa».

Stefania Brusca

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