Lavoro, nel 2020 in provincia persi seimila posti «Occupata solo poco più di una donna su cinque»

Uno degli effetti più terribili della pandemia da Covid-19, oltre all’aspetto sanitario, è stato il volatilizzarsi di posti di lavoro su posti di lavoro. Una reazione a catena partita dalla crisi delle aziende, che anche ora, che la campagna vaccinale va avanti a vele spiegate, sta lasciando dietro di sé non poche macerie. Nel 2020 nella sola città metropolitana di Palermo, le lavoratrici dai 15 anni in su sono state 122mila, il 22,2 per cento, con una flessione di mille unità in confronto al 2019 e 42 punti in meno rispetto a Milano (64,2 per cento), mentre gli uomini occupati nella stessa fascia di età sono stati 202mila (39,9 per cento), in calo di cinquemila unità rispetto all’anno pre-pandemia (207mila). 

I dati sono stati resi noti durante l’incontro pubblico da remoto sul tema La ripartenza è donna. Il Sud ricomincia dal lavoro femminile, organizzato da Giovanna Marano, assessora al Lavoro e Parità di genere del comune di Palermo, al quale hanno preso parte Valeria Fedeli, senatrice e componente della commissione Lavoro al Senato, e Linda Laura Sabbadini, dirigente generale del dipartimento statistica dell’Istat. 

In Sicilia, sono state registrate 12mila donne in meno rispetto al 2019: erano 487mila l’anno scorso (22 per cento) contro le 499mila di due anni fa (22,4 per cento). Solo tremila in meno, invece, gli uomini occupati, che sono scesi da 499mila del 2019 (42 per cento) a 487mila dell’anno scorso. 

«Nel Sud il tasso di occupazione non superava il 30 per cento già prima del Covid, a causa di un’assenza strutturale di politiche di genere e sociali adeguate. E in Sicilia e a Palermo la situazione è particolarmente critica – dice Linda Laura Sabbadini, dirigente generale del dipartimento statistica dell’Istat – Nell’Isola le donne devono investire di più in cultura e formazione bisogna fare in modo che non interrompano gli studi per dare loro maggiori protezioni nel mondo del lavoro. Per incentivare l’occupazione femminile può essere utile l’inserimento della clausola di condizionalità, come ha fatto, per esempio, la Regione Lazio inserendo un meccanismo di premialità nei bandi per le assunzioni di donne».

Gabriele Ruggieri

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