«Ogni anno il primo maggio assume sempre più il tono di una festa di Resistenza agli attacchi al lavoro e ai suoi diritti. Ora che Renzi ha smantellato completamente lo statuto dei lavoratori, senza peraltro che vi siano state novità positive sul fronte dell’occupazione, appare chiaro che l’attacco ai diritti dei lavoratori è stato compiuto per un accanimento ideologico e non certo per risanare l’economia in crisi ormai da troppo tempo”. Cosi’ il presidente di Azione Civile, Antonio Ingroia, che aggiunge: «E’ stato compiuto un vero attentato alla pelle dei lavoratori. Invece di estendere a tutti i diritti conquistati con decenni di lotte, e il primo maggio evoca proprio una di esse, si è provveduto a ridurli a tutti, rendendo possibile ogni forma di licenziamento in nome del dio mercato. I poteri forti hanno prima provveduto a creare milioni di lavoratori precari e poi a metterli contro i lavoratori garantiti. Ma a tirarla troppo, la corda prima o poi si spezza. E’ giunto il momento che le forze produttive, siano esse di lavoratori precari, atipici o tutelati, tornino all’unita’ che ha consentito loro, anche attraverso momenti di aggregazione come il primo maggio, di conquistare diritti che oggi il sistema sta sistematicamente smantellando. Una responsabilità forte nel conflitto tra padri e figli la hanno anche i sindacati che hanno capito troppo tardi quel che accadeva e che per qualche decennio hanno lasciato che la massa di precari si ingrossasse senza muovere un dito. E’ giunto il momento – conclude Ingroia – che anche da parte loro si faccia una seria e profonda autocritica. Hanno la possibilita’ di rilegittimarsi agli occhi dei lavoratori per la riconquista dei diritti perduti. Hanno l’ultima possibilita’ di recuperare credibilita’. Non la sprechino».
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