Lavoratori Oda occupano la cattedrale «Vogliamo un incontro con l’arcivescovo»

Dodici lavoratori della fondazione Oda, Opera diocesana di assistenza, occupano da ieri mattina la cattedrale di Catania. Protestano perché, ormai da cinque mesi, non ricevono lo stipendio. «Siamo 450 e assistiamo circa 1500 persone con disabilità gravi. Nonostante tutto non abbiamo mai interrotto il servizio», spiega una delle occupanti, Grazia Restivo, che come i suoi colleghi ha approfittato del weekend e delle ferie estive, per avviare la protesta a pochi metri dalla sede della Curia, senza far venir meno l’assistenza. L’obiettivo degli occupanti, che hanno come riferimento l’Unione sindacale di base, è infatti quello di parlare con l’arcivescovo Salvatore Gristina, responsabile dell’Oda in quanto a capo della diocesi.

«Resteremo qui fin quando non otterremo almeno due mesi di stipendio e un appuntamento con il vescovo davanti al prefetto», continua Restivo. «La situazione va avanti cosi da otto anni e gli appuntamenti sindacali sono stati puntualmente disertati dalla presidenza dell’Oda – continua -. Vogliamo un impegno davanti a un referente istituzionale».

Tra le forme di protesta i lavoratori hanno abbracciato anche il digiuno. Anche se non per propria volontà. «Il parroco della cattedrale non ha permesso finora di portare il cibo dentro. Solo l’acqua, perché abbiamo institito», spiega un gruppetto di lavoratori mentre, alle 21.30, fa passare silenziosamente un cartone di pizza dall’ingresso degli uffici pastorali della basilica, in via Vittorio Emanuele. Il digiuno di dodici ore non ferma però la verve di Restivo: «L’Oda ha accumulato in questi anni un debito di circa 50 milioni e nonostante riceva regolarmente dall’azienda sanitaria provinciale oltre un milione di euro al mese – continua la lavoratrice – c’é sempre un ritardo di 4 o 5 mesi negli stipendi. Molti di noi hanno dovuto rinunciare ai mutui per la casa. E so di colleghi rimasti in balia degli usurai», afferma. Fuori rimangono gli altri colleghi, pronti a fornire il proprio supporto in caso di necessità. «Chi è dentro non può uscire per nessun motivo», affermano. La protesta potrebbe durare anche molti giorni. «Resteranno qui ad oltranza, finché non ci daranno risposte. Già l’anno scorso sono stati presi in giro per gli stessi motivi», afferma Corrado Tabita Siena, rappresentante sindacale della Usb sezione lavoro privato.

Leandro Perrotta

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