I maligni li chiamano esamifici. Quelli più indulgenti amano definirle come università dal target ben preciso. In comune hanno la capacità di attirare ogni anno migliaia di nuovi studenti e di farli arrivare alla laurea in tempi incredibilmente brevi: due anni, uno, in alcuni casi anche soltanto pochi mesi. Atenei dove i laureti “precoci” – così come si definiscono tutti gli studenti che hanno conseguito un titolo di studio in un tempo inferiore alla durata del corso – sono la stragrande maggioranza degli altri dottori, e su cui il Ministero dell’Università ha intenzione di vederci chiaro.
Perché se è plausibile che qualche studente particolarmente dotato arrivi alla laurea con un anno o poco più di anticipo, quando in un solo ateneo il 90% dei laureati è arrivato alla meta in anticipo, allora forse sarebbe meglio interrogarsi sulle cause. Per dirla con le parole del ministro Mussi: “O siamo di fronte ad università di soli geni, oppure c’è qualcosa che non va”.
I dati. Secondo l’ultimo rapporto del Comitato di valutazione del sistema universitario presentato nello scorso mese di novembre, nel 2005 la percentuale di studenti dei nostri atenei che avevano conquistato una laurea triennale prima dei tre anni era pari al 5,1%. In sostanza su un totale di 130 mila laureati, 6.500 avevano in un sol colpo bruciato esami e le tappe più importanti della loro carriera universitaria.
Un fenomeno in crescita negli ultimi anni, e che lo stesso Cnvsu ha definito come “abnorme” per quel che riguarda i dati dei singoli atenei. Se infatti sono molte le università dove i laureati precoci o non ci sono o rappresentano una parte irrisoria del totale, ce ne sono altre dove la loro concentrazione è molto più consistente. “Degli oltre 6.500 laureati precoci del 2005 – ha osservato il Comitato nella sua relazione – più del 57% di questi studenti risultano essere iscritti in due soli atenei, mentre il 78% in soli cinque”.
Gli atenei precoci. Se infatti università come la Bocconi, la Statale di Milano, il Politecnico di Torino, l’Università di Modena e quella di Ferrara hanno permesso a uno, al massimo due studenti di laurearsi prima dei tre anni accademici, altri atenei, hanno preferito non ostacolare la corsa sfrenata verso la conquista del titolo accademico. Anzi, in alcuni casi l’hanno addirittura agevolata grazie all’ormai inflazionato sistema del riconoscimento dei crediti.
E’ il caso dell’Università telematica “Guglielmo Marconi”, l’unico web ateneo a sfornare laureati nel 2005.
Ebbene, secondo i dati forniti dall’ufficio statistico del Miur, su 100 neo dottori, ben 99 non si erano iscritti nemmeno tre anni prima: praticamente il 90% del totale.
Altro ateneo a chiara maggioranza di laureati precoci è la Lum “J. Monnet” di Casamassima in Puglia: qui su 271 laureati nel 2005, il 69,3% è arrivato alla laurea in meno di un triennio.
Stesso discorso per l’ateneo di Chieti e Pescara dove 2354 studenti su 4290 si sono laureati prima del previsto.
Un caso, un anno particolarmente favorevole per chi aveva deciso di completare gli studi, oppure una eccezionale concentrazione di “geni” nello stesso ateneo? Niente di tutto questo. Per molte università quello dei laureati precoci è un fenomeno se non abituale almeno ricorrente. Se infatti per l’Università di Chieti e Pescara nello scorso anno i precoci sono stati il 54,87% del totale, nel 2004 questa percentuale era addirittura superiore: il 56% (1950 su 3476). Situazione simile per la Lum (30 precoci su 73 laureati), l’Università della Tuscia con il 29% e quella della Valle d’Aosta, dove su un totale di 21 neo dottori, 8 sono stati campioni di velocità.
Questione di target. Ma come spiegano i vertici di questi atenei così tanti laureati precoci? Loro, le parole “esamifici” e “lauree facili” non voglio nemmeno sentirle nominare. Piuttosto parlano di strategie di marketing e un bacino d’utenza ben identificato. “Il 90% dei nostri iscritti non sono studenti che hanno avuto un percorso di studio regolare – spiega Gabriella Paglia, responsabile dei rapporti esterni dell’Università telematica “Guglielmo Marconi” – ma gente che magari ha già alle spalle una carriera universitaria.
Oltre a loro, tra i nostri iscritti ci sono anche esponenti del mondo delle professioni, geometri, forze di polizia, giornalisti, consulenti del lavoro. Loro rappresentano a pieno il nostro target. E il sistema del riconoscimento dei crediti, a loro come a chiunque altro dà la possibilità di non perdere gli esami pregressi o l’esperienza conquistata, ovviamente nei limiti fissati dalla legge”. Un limite che, dopo la norma voluta in Finanziaria del ministro Mussi, è sceso a 60 crediti su 180 per le lauree triennali e 40 su 120 per quelle magistrali.
“Grazie a Dio il ministro ha messo un freno a questa tendenza. D’altra parte il suo intervento è la dimostrazione che non si trattava di un fenomeno circoscritto a poche università ma che quello del riconoscimento dei crediti senza freni era un sistema ormai diffuso in tutti gli atenei. Paura di controlli sui laureati precoci? Per carità – conclude Gabriella Paglia – il Ministero ha tutte le carte in mano e il Cnvsu effettua periodicamente dei controlli. Noi siamo aperti a tutti e non abbiamo niente da nascondere”.
Esperti in riconversione.
Ma se il fenomeno è davvero così diffuso, come mai ci sono atenei dove i laureati precoci sono migliaia e altri invece dove non ce n’è nemmeno uno? “Di sicuro questi dati non sono sintomo di lauree facili – assicura Michele Cascavilla, preside vicario della Facoltà di Scienze Sociali dell’Università di Chieti e Pescara – All’interno della nostra facoltà abbiamo puntato molto sul sistema della riconversione dei crediti che agevola il conseguimento della laurea a determinati studenti. Mi riferisco a chi è già in possesso di un diploma di laurea in assistenza sociale e che con un solo anno di frequenza può conquistare una laurea triennale. In questo caso mi sembra davvero ingiusto parlare di laureati precoci”.
Resta il fatto però che il sistema della riconversione dei crediti rappresenta uno dei fiori all’occhiello dell’ateneo abruzzese, visto che insieme alla Lum di Casamassima, quella di Chieti è tra le università che nel 2004/2005 ha abbonato più crediti ai suoi nuovi studenti: su 8.142 matricole ben 2862 si sono viste abbonare dai 121 ai 180 cfu.
“Se i dati dicono questo – continua il preside Cascavilla – vuol dire la nostra università su questo tema è organizzata meglio di altre, offrendo dei servizi che attraggono matricole da tutta Italia. Quello che posso escludere con sicurezza e che nel nostro ateneo ci siano stati degli studenti ‘normalì che iscritti all’università per la prima volta siano arrivati alla laurea prima dei tre anni, sostenendo esami dopo esami. Se così fosse – conclude il preside – sarebbe davvero poco serio”.
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