Cento passi indietro. Il provvedimento approvata ieri dal Governo di Matteo Renzi è una retromarcia radicale rispetto alla svolta federalista di cui si è parlato per anni in Italia. Al di là, infatti, della riforma del Senato, sulla quale, come vi abbiamo raccontato qui, ha lanciato un pesantissimo allarme ‘democrazia’ l’ex Procuratore Nazionale Antimafia, nonché Presidente del Senato, Pietro Grasso, oggi Renzi si è pronunciato anche su temi di grande rilevanza che segnano il passo politico di questo Governo.
E non sembra un passo che va nella direzione del decentratemento dei poteri e del principio dell’autoderminazione dei popoli (sancito dalla Carta delle Nazioni Unite, ratificata dall’Italia nel 1977). Anzi, a dire il vero, sembra un passo alquanto autoritario.
Il Governo, infatti, pensa di togliere alle Regioni, con un solo colpo di mano, tutte le competenze in settori strategici. Lo ha dichiarato apertemente la ministra per le Riforme, Maria Elena Boschi, in questa intervista fresca fresca alla Stampa.it:
La riforma del titolo V svuoterà i poteri delle regioni? – chiede il giornalista:
«No, ma chiaramente vengono limitati i poteri legislativi. Le materie avocate dello Stato sono in gran parte quelle concorrenti, come la previdenza complementare, la produzione e distribuzione dellenergia; lambiente, la tutela del paesaggio, le scelte strategiche sul turismo; il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Ma lo Stato può decidere di delegare anche queste materie alle regioni».
Praticamente tutto. A cominciare dal più strategico dei settori: l’energia. Piatto ricco, mi ci ficco, avrà pensato Renzi.
Detto in maniera veloce (torneremo sulla questione più dettagliatamente) significa che Roma avrà il potere, ad esempio, di decidere dove e quando piazzare trivelle e rigassificatori. Quanto e chi ci guadegnerà. Decideranno pure sull’Ambiente e sulla Tutela del Paesaggio, quindi le Regioni non solo saranno espoliate delle proprie risorse, ma non potranno dire nulla nemmeno sui siti prescelti.
Riforma del Senato, l’ex Procuratore Grasso lancia l’allarme ‘democrazia’
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