L’Ateneo catanese è una realtà positiva

Pochi minuti prima dell’inizio della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico, Step1 è riuscito a strappare alle televisioni, anche se per pochi minuti, il Rettore, prof. Ferdinando Latteri e rivolgergli qualche breve domanda.

Innanzitutto, un suo bilancio di fine mandato.
Credo che sia un bilancio positivo. L’Università è andata molto avanti, tra mille difficoltà (basti pensare alle dimissioni in massa dei Rettori) ha potuto realizzare le lauree triennali e specialistiche, ha aumentato il numero degli studenti, si è decentrata nel territorio e ha creato forti legami di politica internazionale. Credo che oggi sia una realtà positiva anche nei confronti delle altre università e nei rapporti di cultura internazionale.

Dati recenti, ripresi anche da Step1, dimostrano che il 57% dei docenti universitari italiani ha più di 50 anni. Il fenomeno nell’Ateneo catanese è ancora più accentuato. Quali sono secondo lei le politiche che devono adottarsi e quali gli errori, se ci sono stati, commessi in passato?
Credo che dipenda dalla politica nazionale. Perché oggi non tenere in considerazione l’evoluzione del sistema, l’aver portato avanti una riforma sullo stato giuridico a costo zero e aver messo posto delle difficoltà anche sulla questione del reclutamento è uno dei fatti veramente gravi di una politica universitaria che invece deve andare avanti. Mi auguro che questo possa essere cambiato e che si guardi all’Università con particolare attenzione e si pensi che un territorio si sviluppa attraverso la formazione e la ricerca. Credo che questi obiettivi debbano essere portati avanti e che le università debbano cominciare ad intravedere rapporti internazionali sempre maggiori, perché oggi la ricerca è cambiata: la ricerca multidisciplinare ha bisogno di forti rapporti internazionali.

Un altro fatto che caratterizza il nostro ateneo è il forte squilibrio nella distribuzione dei docenti tra le varie facoltà…
Questo evidentemente dipende anche dalle tipologie di insegnamento differenti tra facoltà umanistiche e facoltà scientifiche, ma deve essere visto anche in una logica, come già abbiamo fatto, di un riequilibrio che può essere fatto. Però oggi bisogna tenere in considerazione i momenti di formazione pratica e momenti di formazione teorica che stanno alla base evidentemente di una organizzazione diversa anche della didattica.

Andrea Deioma

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