Comera prevedibile, il presidente della regione siciliana, Rosario Crocetta, dopo il durissimo attacco dellassessore allEnergia, Nicolò Marino, al vice presidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, prova a indossare i panni del pompiere per spegnere lincendio. Ci riuscirà?
Lo scenario è complesso. Perché lassessore Marino, che nella vita fa il magistrato e conosce molte bene le leggi – soprattutto il Diritto Amministrativo – dopo lunghi mesi di studio e di silenzi, ha toccato il punto dove gli interessi della politica si saldano a tentacoli di una certa imprenditoria rampante: gli affari. E, in particolari, gli affari legati al mondo dei rifiuti.
Con molta probabilità, lassessore Marino, prima di sferrare il suo attacco, ha valutato attentamente non soltanto il proprio ambito amministrativo – che è già pesante – ma tutto quello che è successo e continua a succedere nellamministrazione regionale.
Allassessore Marino non sarà sfuggito il parere fornito dal commissario straordinario dellAran Sicilia, avvocato Claudio Alongi, sui dirigenti esterni allamministrazione regionale: parere che, di fatto, lavvocato Alongi ha pronunciato su se stesso e su una sua stretto parente: parere illegittimo e, sotto il profilo strettamente giuridico, non esattamente brillante.
Allassessore non saranno nemmeno sfuggite le mirabolanti avventure dellavvocato Stefano Polizzotto, già capo della Segreteria Tecnica della presidenza della Regione, poi dimissionario, guarda caso, dopo la scoperta di una pluralità di incarichi algebricamente temerari.
Lo stesso Marino è stato catapultato presso la Commissione Ambiente dellArs per presentare uno strano disegno di legge – che con molta probabilità avrà subito – che prevede non il ritorno alla gestione pubblica dellacqua, ma il proseguimento della gestione idrica nelle mani dei privati, ovvero la continuità con il precedente Governo regionale di Raffaele Lombardo.
Poi sono arrivati Confindustria Sicilia e Legambiente, “Il gatto e la volpe” dei rifiuti siciliani – soci del Governo Crocetta e soprattutto, del senatore Giuseppe Lumia – che hanno cercato di imporre il vecchio sistema delle discariche a scapito dei sistemi alternativi ai rifiuti sottoterra.
A questo punto lassessore Marino ha colto loccasione per smarcarsi non tanto dal Governo, quanto da un sistema nel quale gli affari hanno la prevalenza sulla politica.
Insomma, Marino, gran persona per bene, non ha alcuna intenzione di coprire, con la propria faccia, le magagne di un Governo sempre meno presentabile. Dove lantimafia – come aveva capito lo scrittore Leonardo Sciascia già nel 1988 – serve non per combattere la mafia, ma per accumulare potere e denaro.
Con molta probabilità, lassessore Marino sa benissimo come i Catanzaro sono diventati i titolari della discarica di Siculiana. E, avendo accesso alle carte – che sa leggere benissimo, visto che è il suo mestiere – ha perfettamente compreso che il sistema delle discariche, in Sicilia, se, da un lato, ha condannato la nostra Isola allinquinamento (in certi casi con effetti gravissimi sullambiente, come dimostra ilcaso di Bellolampo, la discarica di Palermo che ha inquinato anche la falda), dallaltro lato ha consentito e continua a consentire a un ristretto numero di privati di realizzare enormi guadagni a carico dei tartassati Comuni (e quindi degli ignari cittadini).
Tirando le somme, Marino deve aver capito che sullacqua, sui rifiuti e sullalta burocrazia il Governo del quale fa parte è schierato con la vecchia Sicilia, al di là della bolsa e ciarliera retorica antimafiosa.
Con questa mossa, Marino ha stanato il presidente Crocetta, che è stato costretto a venire allo scoperto. E a difendere ciò che è indifendile: in questo caso il sistema delle discariche, il signor Giuseppe Catanzaro e, in generale, Confindustria Sicilia, organizzazione imprenditoriale abituata a sguazzare nella spesa pubblica regionale.
La mossa successiva dellassessore Marino potrebbe essere la formulazione delle dimissioni.
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