Lasciano Roma e Milano per vivere in campagna «Così abbiamo riscoperto il senso di comunità»

«Una cosa che ci manca della vita di prima… quanto tempo abbiamo per rispondere?» Prima di salutare Alberto e Veronica è questa la domanda che viene da fare. Trentadue anni lui, due in meno lei, sono i protagonisti di un’emigrazione al contrario. Dal Nord al Sud, dalle città più grandi e industrializzate alla campagna di provincia. Per la precisione San Leonardello, poco fuori Giarre. «Da tre anni viviamo qui, io sono stato il primo a comprare il terreno, poi Veronica ha preso quello accanto. Sono poco più di settemila metri quadrati, è quello che ci basta», racconta Alberto. La coppia, che si è incontrata qui, ha trovato nella Sicilia il luogo dove reinventare la vita daccapo. «Non direi che siamo fuggiti da qualcosa, ma sì, ci siamo lasciati dietro molto», aggiunge. 

Con due lauree Veronica e un lavoro per un’importante azienda Alberto, da tre anni vivono nella loro campagna a bordo di una roulotte, provando a ridurre al minimo i consumi e cercando di trarre dalla terra tutto ciò che serve. «Abbiamo investito i nostri risparmi ma anche le nostre famiglie ci hanno aiutato – spiega Veronica -. All’inizio inevitabilmente abbiamo dovuto superare le loro perplessità, l’idea che si stava lasciando tutto per andare a fare i contadini. Adesso invece ci vedono felici e sono i primi a sostenerci». «Sono arrivato a un punto – continua Alberto – in cui mi sono detto: “Ma siamo certi che voglio fare questa vita, quando posso farne una più tranquilla, producendo le cose da me e senza impoverirmi? Questo mi ha dato il la per iniziare a cambiare». Trascorrere le giornate tra i campi per adesso si accompagna ad altre attività, da cui trarre risorse da reinvestire in campagna: «Insegniamo in alcuni asili nel bosco e abbiamo qualche collaborazione», spiegano.

«Come ortaggi e frutta saremo presto autosufficienti, per il resto abbiamo fatto comunità. Non andiamo al supermercato, abbiamo un gruppo di acquisto solidale collegato a produttori siciliani. E così abbiamo modo di prende le farine per farci il pane. Per il momento in un forno a gas, ma contiamo di realizzarne uno a legna», rivela Veronica. Da un punto di vista energetico, la coppia vive con poco. Appena un piccolo pannello solare. «Ma ci basta, eh. Sembra strano ma ti assicuro che si riesce a vivere bene anche senza phon, lavatrice e frigorifero». E per lavarsi? «Abbiamo la doccia nella roulotte, i venti litri del serbatoio bastano per la doccia di entrambi. La temperatura? Una giornata al sole la scalda a sufficienza», chiarisce Alberto. 

Oltre a tante competenze acquisite, spesso da autodidatta, e la riscoperta di un rapporto diverso con il tempo, questa esperienza ha dato la possibilità anche di partecipare a qualcosa che in città è spesso precluso. «Abbiamo iniziato a sentirci parte di una comunità e questo ci ha davvero cambiato la vita – spiegano – Grazie a questa campagna abbiamo conosciuto tante persone, c’è chi si avvicina perché ha fatto una scelta come la nostra, chi per evadere un po’ dalla routine quotidiana e poi ci sono i vicini, spesso anziani, che hanno il piacere di trasmettere le loro conoscenze. Così siamo cresciuti». Il senso di condivisione sta anche alla base del baratto da cui spesso si trae quanto necessario. «Capita spesso di avere tanta frutta o ortaggi da donare e si finisce così per recuperare anche ciò che non si ha, scambiandolo con altri produttori. Una volta – ricorda Alberto – mi sono reso conto di non essere in grado di essere in grado di completare un lavoro che avevo iniziato, ho scritto su Facebook chiedendo aiuto e mi sono ritrovato un gruppetto di persone pronte a darmi una mano, al punto che in una mattinata era tutto finito».

Quello di Alberto e Veronica è un percorso in costante divenire. «Ci piacerebbe un giorno – spiega Veronica – riuscire a realizzare una casetta di paglia e argilla in modo da lasciare la roulotte e migliorare la produzione in campagna, così magari da contribuire come produttori al gruppo d’acquisto solidale». La perfezione in ogni caso non esiste e quindi alla fine qualcosa che manca della vita passata c’è: «Be’, Roma era piena di biblioteche e io amo studiare, quindi credo che direi questo», dice Veronica. Mentre il pensiero di Alberto va alla passione per la fotografia. «Poi però mi dico che allo stesso prezzo di un obiettivo di qualità riesco a comprarci un sacco di alberelli e quindi va bene così».

Simone Olivelli

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