Si chiama Pietro Ventimiglia, meglio conosciuto come TWNTYMLS e ancor di più come Shy Kidx , nome d’arte e progetto con il quale ha ottenuto l’accesso, in breve tempo, al vasto mondo della musica elettronica più ambita nel mondo. Classe 1987, Pietro muove i suoi primi passi a Palermo, sua città di nascita grazie ad esperienze adolescenziali legate alla sua grande passione per la musica. Suona la chitarra, il basso, canta e vive in piccolo gli ambienti underground con un paio di band vicine al pop punk e all’hardcore melodico.
A Last Failure è il nome della compagine con la quale Pietro, da tutti chiamato Peter, si destreggia per la prima volta su un palco, in città a Palermo, iniziando a capire effettivamente com’è fatto il mondo della musica. Racconta il producer: «Ho sempre avuto un debole per la musica sin dalla mia infanzia. La cosa però che ha acceso in me la fiamma fu l’acquisto del disco Dookie dei Green Day e di Enema Of The State dei Blink182: quello è stato il mio primo vero approccio al mondo (pop) punk degli anni ’90 e quell’episodio credo mi abbia cambiato la vita. La genuinità e semplicità con la quale erano scritte le canzoni di quei dischi mi ha spinto a provarci in prima persona a crearne, delle mie. Così ho iniziato a strimpellare e ho comprato la mia prima chitarra elettrica».
Pietro prosegue nella sua esperienza, dal basso, con altre formazioni tra le quali la più spinta, i Go Back Home, con cui suona un genere molto forte, un hardcore punk di provenienza americana. Con gli stessi riesce a girare in piccolo l’Europa, suonando sui palchi di alcune grosse capitali come Berlino e pubblicando un disco con l’etichetta Hurry Up Records, italiana, molto in voga nei primi anni del 2000 in quell’ambito. Subito dopo, crea con degli amici una nuova band, The Economist era il nome, totalmente differente e dalle influenze sicuramente più pop, commerciali, dove per la prima volta inserisce qualcosa di diverso.
Entra così in campo la sua passione per un nuovo genere musicale: la musica elettronica. Spiega Peter: «Il mio interesse verso la musica elettronica nasce quando ascolto per la prima volta anni fa, artisti come The Bloody Beetroots e Skrillex. Era un sound che aveva dei punti in comune con quello che stavo suonando e ascoltando allora, l’unica differenza era che gli strumenti venivano sostituiti dai synth, al computer. Avevo appena iniziato la mia esperienza come producer, l’home recording e produzioni minime di questo tipo, così iniziai a fare degli esperimenti e registrati anche alcune band in città. Quei pezzi, con stupore cominciarono ad avere numeri importanti di ‘plays’ nelle piattaforme online come su Youtube, soprattutto negli States. Fu allora che mi contattò Epitaph chiedendomi di rilasciare un Ep per loro…».
Per qualsiasi giovane, musicista, appassionato di un certo genere di musica come l’hardcore punk e affini, essere contattati da una realtà come Epitaph Records è il raggiungimento totale di un traguardo quasi impossibile. In quel modo Pietro entra ufficialmente a contatto con la musica di livello alto, le grosse distribuzioni, i grossi tour e scopre i rapporti con le agenzie di management, cose, fino ad allora cose mai conosciute. Prosegue: «L’Ep andò molto bene, decisero anche di mandarmi al Vans Warped Tour per 42 date filate, quella fu decisamente l’esperienza più bella della mia vita. Oltre a suonare ogni giorno in una capitale americana diversa, ho avuto la possibilità di vedere, conoscere e trascorrere del tempo con gruppi che hanno segnato la mia adolescenza e infanzia. Il tutto dentro un bus gigante, arredati con letti, cucina, bagno e salotto. Un sogno, visto tutto quello che avevo vissuto fino ad allora».
L’esperienza con l’etichetta americana, nata nell’underground oggi invece allacciata alle distribuzioni major, si interrompe però a tratti come fosse stato soltanto un esperimento da parte loro, nell’abbracciare un genere, come l’elettronica, ancora poco masticato in quegli ambienti. Detto ciò, Pietro, tornato in Italia e trasferitosi ormai a Milano, non getta la spugna e inizia una nuova grande esperienza variando il nome ed entrando in collaborazione con alcuni big tra i quali, proprio Bloody Beetrots, suo punto di riferimento per anni, conclude: «In realtà con Epitaph non fu altro che un esperimento credo, non un contratto a lungo termine però quel singolo è andato alla grande, basti pensare al vecchio spot della Toyota Corolla, c’è anche li. Il genere musicale non era quello con il quale lavoravano di solito anche se con me hanno ad ogni modo fatto tutto con professionalità. Finito il tour ho così deciso di fermarmi e riflettere. Era successo tutto troppo in fretta e non ho avuto tempo per capire dove volessi andare veramente con la mia musica.
Dopo questo periodo nasce così TWNTYMLS, il mio nuovo progetto. È ancora in fase embrionale anche se, ricominciando comunque da zero, assemblando tutte le conoscenze tecniche assorbite per ciò che riguarda la produzione musicale sono riuscito sin dall’inizio a incontrare delle buone proposte e possibilità Oggi sto producendo il nuovo disco dei Bloody Beetroots insieme Bob Rifo, pilastro della musica elettronica e a breve rilascerò un singolo per la sua nuova etichetta la Coffin Records.
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