L’arte contemporanea nelle dimore nobiliari di Palermo Si arricchisce il programma della biennale Manifesta12

Centottanta. Tanti sono i monumenti abbandonati o inutilizzati di Palermo censiti dall’organizzazione di Manifesta 12, la kermesse biennale nomade europea di arte contemporanea che sbarcherà nel capoluogo siciliano il prossimo giugno e che nelle ambizioni del sindaco Leoluca Orlando dovrebbe attirare oltre un milione di visitatori. Del resto per l’ultima edizione a San Pietroburgo i visitatori sono stati 1,4 milioni.

Tra i progetti di rilancio dei luoghi della cultura c’è quello dell’azienda Valorizzazioni culturali che vuole riaprire al pubblico una serie di palazzi e dimore nobiliari. La ditta si occupa di elaborare piani di sviluppo e attrarre risorse per il restauro di immobili storici o la loro riqualificazione con nuove destinazioni d’uso tramite la creazione di eventi culturali. Per fare un esempio, la ristrutturazione della Chiesetta della Misericordia a Venezia – dove la compagnia opera principalmente oltre che a Milano e Firenze – chiusa e sconsacrata dal 1969 e trasformata in sede di eventi ed esposizioni con tutti i comfort e i servizi del caso: magazzino, area catering, riscaldamento, illuminazione, bagni e un piccolo giardino.

Il progetto è stato presentato stamattina alla Sala Gialla di Palazzo dei Normanni alla presenza del presidente di Valorizzazioni Culturali Filippo Perissinotto, del direttore generale della Fondazione Manifesta 12 Roberto Albergoni e del vicepresidente dell’Ars Giuseppe Lupo. «Le dimore storiche sono abitate tutt’oggi dalle famiglie proprietarie da secoli e saranno aperte al pubblico per accogliere opere o installazioni di arte contemporanea», spiega Massimiliano Marafon Pecoraro, docente dell’Università di Palermo e responsabile di Valorizzazioni Culturali Sicilia.

«Si tratta – prosegue – di dimore già in parte aperte al pubblico, seppur in precisi periodi dell’anno e con diverse modalità di accesso e fruizione. Abbiamo già chiuso un accordo con le famiglie di Palazzo Alliata di Pietratagliata in via Bandiera, Palazzo Alliata di Villafranca a piazza Bologni (che già ha fatto parte del cartellone delle Vie dei Tesori 2017, ndr), il quasi omonimo Palazzo Francavilla che guarda il Teatro Massimo e Villa Chiaramonte Bordonaro ai Colli vicino lo Stadio delle Palme. Inoltre siamo in contatto con le famiglie di Villa Chiaramonte Bordonaro alle Croci e di immobili meno noti come Palazzo Castelnuovo, che accoglie una parte di Palazzo Arone di Valentino lungo il vicolo Castelnuovo a due passi da piazza Bologni. Intendiamo comunque contattare altre dimore».

«L’obiettivo del nostro gruppo non è organizzare eventi sporadici ma un ritorno continuativo nei luoghi scoperti o riscoperti nelle città in cui operiamo – è l’auspicio di Perissinotto -. In occasione di Manifesta 12 apriremo una sede a Palermo e una nella Val di Noto cercando di portare i nostri partner internazionali, dalle grandi gallerie alle fondazioni straniere, per spingerli a lavorare continuativamente in Sicilia. Ad esempio porteremo nell’isola il progetto promosso con il San Francisco Art And Design Collective dell’Università della California: una trentina di artisti e studiosi faranno residenza a Palermo e nella Val di Noto per un workshop con una mostra-laboratorio finale con una mappatura in chiave contemporanea del patrimonio artistico. Nella Val di Noto il workshop si terrà dal 28 dicembre al 9 gennaio con base su Ortigia, Noto e Siracusa mentre a Palermo sarà presente dal 24 giugno all’8 luglio e farà parte del programma ufficiale della biennale».

«Questa città ha un patrimonio enorme di luoghi non utilizzati, alcuni in pessime condizioni altri in buone, sui quali bisognerebbe avviare un processo di recupero forte – sottolinea Albergoni -. Un patrimonio che riguarda tanto il centro storico quanto le periferie e al quale la città non può rinunciare. Speriamo che Manifesta 12 sia un’opportunità non per risolvere il problema dall’oggi al domani ma quantomeno per avviare una serie di iniziative, come quella di Valorizzazioni Culturali, che nel tempo possano garantire un processo sostenibile di recupero. Vogliamo dialogare in modo proficuo con i cittadini per il recupero della memoria storica della città e attrarre, attraverso questa vetrina internazionale, sponsor e investimenti anche privati per restaurare e ristrutturare questi beni».

La macchina organizzativa della biennale, in moto ormai da un anno e mezzo, intanto procede: «Alla fine di novembre – dice Albergoni – riveleremo le prime location di Manifesta 12. L’idea è di scegliere dei luoghi simbolici. Abbiamo già fatto alcune cose riaprendo il Teatro Garibaldi e la Chiesa dei Santi Euno e Giuliano alla Magione. Proseguono i lavori di ricerca, i rapporti con le scuole e le attività sociali anche nelle periferie. A giugno saremo pronti e lo sarà anche la città».

Tra i 180 monumenti abbandonati o chiusi censiti dagli organizzatori ci sono alcuni casi eclatanti. Il direttore generale fa un esempio su tutti: «I palazzi dei Quattro Canti e un immobile di fronte Palazzo delle Aquile, cuore della città, sono vuoti. Credo che sia emblematico: luoghi che, ancor di più oggi con l’area pedonale e i flussi di turisti che passano ogni giorno, pur essendo di grande pregio artistico e culturale, sono vuoti». Albergoni però frena sul milione di visitatori immaginato da Orlando: «La biennale di Venezia ne fa 400mila, all’edizione di Zurigo Manifesta ha fatto oltre 200mila visitatori. Il dato di un milione di visitatori è dell’edizione di San Pietroburgo dove però Manifesta era ospitata all’interno dell’Ermitage, che già di suo ha un afflusso molto forte».

Gaspare Ingargiola

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