L’Ars approva il secondo collegato e va in vacanza Micciché: «Ho sbagliato, norme sono state una follia»

L’Assemblea regionale approva il secondo testo collegato alla Finanziaria e va in vacanza. Finisce con un nulla di fatto, dopo un pomeriggio fatto più da sospensioni che da lavori d’Aula, l’esame degli altri testi collegati alla Finanziaria. Tutti al mare, mentre l’attività parlamentare riprenderà soltanto il prossimo 2 settembre (la seduta a Sala d’Ercole è stata aggiornata al 10).

Approvato dunque, con 33 voti favorevoli, anche il secondo collegato, quello a cui ha lavorato la Commissione Affari Istituzionali e che contiene la norma «salva Catania»: una norma che accorda al Comune fino a quaranta milioni di euro di anticipazione, restituibile in cinque anni, utile a fronteggiare il dissesto dell’ente e a pagare gli stipendi dei dipendenti.

Ma all’ordine del giorno di Sala d’Ercole era previsto inoltre l’esame del collegato esitato dalla Commissione Cultura: una coperta troppo corta che conteneva soltanto alcuni dei provvedimenti una volta inseriti nella ex tabella H e che lasciava troppi scontenti tra i deputati. È per questa ragione che il presidente dell’Assemblea, Gianfranco Micciché, ha convocato la conferenza dei capigruppo per proporre l’esame di alcune norme, da presentare sotto forma di emendamento. Ma chiedeva a tutti i gruppi l’unanimità sul voto ai provvedimenti che sarebbero stati concertati in capigruppo. Tra questi, la norma sullo Iacp, quella sull’Irfis, una su Trenitalia. E ancora, una norma sulla Protezione Civile, una sul personale Asu, i fondi all’assessorato al Turismo. Ma l’accordo, in capigruppo, non c’è stato. Così, non senza rammarico, Micciché ha rimandato tutti negli spogliatoi.

«Non essendoci unanimità sulla mia proposta di rimandare a domani le norme principali contenute nel collegato della quinta commissione – ha detto il primo inquilino di sala d’Ercole in Aula – oggi l’Ars chiude per la pausa estiva. Mi faccio carico – ha aggiunto – di dire che ho sbagliato, i collegati sono stati una follia. Bisogna sapere imparare dall’esperienza».

Ma Micciché avverte anche: «Non possiamo riaprire il 2 settembre nelle stesse condizioni di adesso: si devono prendere le norme principali contenute nei vari collegati attualmente all’esame del parlamento e inserirle in un unico testo». Una visione condivisa anche dal capogruppo di Ora Sicilia, Luigi Genovese, secondo cui «l’unica via resta quella di una proposta di sintesi».

La cabina di regia che si occuperà di lavorare a una sintesi sarà composta da Micciché, dal presidente della commissione Bilancio, Riccardo Savona, dall’assessore al Territorio, Toto Cordaro, e dai capigruppo all’Ars.

A gioire è invece l’assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone, per la norma «salva Catania» che ha ottenuto il semaforo verde insieme al secondo collegato. «A dispetto dei tanti che non ci credevano – ha detto Falcone – questa sera l’Ars ha approvato la legge salva Catania. Portiamo a casa un risultato prezioso e vitale per la città, un impegno preso e mantenuto da Forza Italia che consentirà all’ente comunale dissestato di rialzare la testa e ritrovare serenità».

Parla di «marchettificio» il deputato centrista Vincenzo Figuccia, secondo cui «l’idea di creare collegati su collegati che altro non erano che la sommatoria di microinteressi di parte, si è rilevata assolutamente fallimentare. Una lasagna infinita dove il marchettificio che ha spadroneggiato, è crollato su se stesso e sull’incapacità di trovare la quadra».

Critiche dalle opposizioni: secondo il capogruppo di Sicilia Futura, Nicola D’Agostino, «ancora una volta la maggioranza si conferma inconsistente tanto sul piano quantitativo, tanto su quello qualitativo». Secondo Giuseppe Lupo (Pd), invece, «siamo di fronte all’esito di un disastro annunciato: il Parlamento chiude in anticipo perché ostaggio dell’inconcludenza e della tracotanza del governo e della maggioranza».

«Il presidente dell’Ars – attacca infine la pentastellata Valentina Palmeri – ha chiuso in fretta e furia i lavori e ha mandato tutti in vacanza senza dare a nessuno la possibilità di parlare. La produttività di questo Parlamento resta ancora una volta ferma al palo, la Sicilia resta in attesa di risposte e a farne le spese saranno come sempre i siciliani».

Miriam Di Peri

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