L’arma segreta di Google

E’ difficile tenere un segreto quando si costruisce, in un paesino di 12 mila abitanti dando lavoro a centinaia di persone, un supercomputer che occupa lo spazio di due campi da calcio, con due torri a quattro piani per raffreddare gli impianti. Così il
passaparola è arrivato a Internet, da dove si può verificare che in effetti sulla riva del fiume Columbia, a The Dalles nell’Oregon, sta sorgendo il nuovo complesso tecnologico di Google: l’azienda nota per il suo motore di ricerca digitale, primo al mondo con quasi il 60 per cento di share, che offre miliardi di risposte tutti i giorni oltre a una plettora di altri servizi Internet (da «Talk» per la telefonia via Internet a «Froogle» per il commercio elettronico, e poi l’email, i video, le mappe, i libri ecc.), che ha fatto della segretezza un suo punto fermo fin da quando, azienda privata, non voleva far sapere ai concorrenti quanti utili racimolava con la pubblicità.

«E’ l’arma segreta per dominare la prossima generazione di Internet computer» annunciava ieri il New York Times. Il deserto che circonda gli impianti lungo il fiume Columbia, sul confine tra Washington e l’Oregon, dove l’elettricità e le fibre ottiche costano poco, è lo scenario di una guerra multimiliardaria tra Google, Microsoft e Yahoo per determinare il dominio nel mondo online dei prossimi anni. Un tempo qui c’era l’industria manifatturiera dell’alluminio, attirata dall’energia idrica a basso costo. Microsoft e Yahoo hanno annunciato a loro volta di aver cominciato a costruire nuovi centri dati 200 chilometri più a nord lungo il fiume, rispettivamente a Wenatchee e Quincy. Ma in questa gara per il dominio globale dei dati, i due giganti di Internet concorrenti rincorrono Google, che resta leader: e le dimensioni del nuovo complesso in costruzione sono la prova della sua ambizione.

Prima di questo prossimo supercomputer, soprannominato «Project 02», Google già contava sulla rete di computer «Googleplex». Ma il design e la natura del nuovo centro è un segreto aziendale ben custodito che incuriosisce: anche perchè a The Dalles, persino il sindaco pare abbia firmato accordi confidenziali. «Tutte le aziende sono sensibili quando si tratta di rivelare dove tengono la loro infrastruttura operativa», ammette Urs Holzle, il vice presidente per le attività di Google. Quello che si sa è che il nuovo complesso sfrutterà il surplus di fibre ottiche accumulate in questa regione durante il boom delle «dot com», le aziende start-up nate come funghi nella prima età dell’oro di Internet alla fine degli anni Novanta. E che i due
edifici (ma ce n’è un terzo in cantiere per il quale Google ha già ottenuto i permessi) conterranno decine di migliaia di processori, per i quali sono essenziali gli impianti di raffreddamento, che tengono sotto controllo il calore prodotto dall’enorme potenza di elaborazione.

Google, Microsoft e Yahoo stanno spendendo miliardi per aumentare le loro capacità di calcolo informatico, sia per i loro motori di ricerca che per i servizi Web aggiuntivi, come l’email, lo scaricamento di video e musica, e il commercio elettronico. Lo scorso trimestre la Microsoft ha reso noto di voler spendere 2 miliardi di dollari nel prossimo anno per raggiungere Google. Che a sua volta ha annunciato spese di capitale sopra 1,5 miliardi di dollari quest’anno. Il costo del nuovo supercomputer è super-segreto, ma è evidente adesso a cosa si riferiva quella previsione di spesa. L’impegno informatico su Internet della rivale Microsoft si appoggia attualmente su 200 mila server e l’azienda di Bill Gates prevede di aumentarli, attraverso uno sforzo titanico, a 800 mila entro il 2011.

Secondo gli esperti è impossibile confrontare le due aziende in modo diretto, ma tutti riconoscono che Google si avvale di un network micidiale, grazie a milioni di componenti di computer, che agevola la distribuzione di un’infinità di applicazioni. Usa gli ultimissimi ritrovati per processare più dati, più rapidamente e a costi inferiori rispetto alla concorrenza. Il tasso di crescita della capacità di calcolo di Google non sembra conoscere battute d’arresto: se nel marzo 2001 l’azienda rendeva disponibili 70 milioni di pagine Web al giorno attraverso i suoi ottomila computer, nel 2003 quel numero era già salito a 100 mila, assicura un ricercatore Microsoft che ha visitato Googleplex per studiare la concorrenza. Oggi anche i più attenti osservatori hanno perso il conto di quanto sia grande: a occhio si calcola che Google abbia sparso per 25 località del mondo oltre 450 mila server. Un fatto è certo: i segreti aziendali hanno vita corta nell’era dei motori di ricerca.

Anna Masera

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