«La politica con una grande trasversalità non ha mai voluto rinunciare a interferenze che vanno al di là dell’indirizzo previsto dal suo ruolo». Una frase che sintetizza i risultati raggiunti dalla commissione parlamentare Antimafia dell’Assemblea regionale Siciliana, che ha presentato oggi la relazione sull’Inchiesta sulla sanità siciliana e approvata all’unanimità dall’aula. Un’indagine in cui la commissione presieduta da Claudio Fava ha passato in rassegna gli eventi più incresciosi che hanno costellato la sanità isolana negli ultimi 20 anni, dall’inchiesta Sorella Sanità alle vicende che hanno coinvolto l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta fino al collasso della centrale unica di committenza.
«Non è tanto la somma delle singole responsabilità personali – dice Fava – ma l’idea di un sistema e di un modo molto privato di gestire la Sanità», una gestione definita «dilettantesca», a partire dal «modo distratto con cui è stata gestita la spesa. Non siamo di fronte agli eccessi del dottore Matteo Tutino – ex primario dell’ospedale Villa Sofia – che chiama la digos per chiedere conto e ragione per la sua mancata promozione, ma a una di capacità di intervento e prevenzione di certe interferenze che non va oltre all’affidarsi alle evidenze dell’autorità giudiziaria, quando ci sono».
Un binomio, quello di politica e sanità, che troppo spesso ha finito per fondersi in nome di interessi personali, come quando a farne le spese fu l’allora assessora alla Salute Lucia Borsellino. «Il suo nome è stato usato in questi anni in modo ignobile – continua il presidente della commissione – C’era un plotoncino di affabulatori attorno all’assessora che hanno portato la sanità dove volevano. Tutta storia scritta e tutto triste. Un sistema che attorno a personaggi clowneschi come Samperi e Tutino ha segnato una stagione di grande potere approfittando di un cognome che significa tanto per la Sicilia».
L’ultima parte è dedicata alle recenti vicende legate alla gestione dell’emergenza Covid, definita come costellata da «fraintendimenti» e quello che sarà il destino del personale medico e infermieristico assoldato durante il periodo della pandemia. «Occorre sbloccare le procedure concorsuali – conclude Fava – perché se l’emergenza è l’unica forma di reclutamento allora c’è un problema. La sensazione è che se non ci saranno procedure di emergenza pubblica, comunque la sanità siciliana ne uscirà ferita».
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