SI TRATTA DEL CALCOLO DEGLI INTERESSI SUGLI INTERESSI. UNA VERGOGNA CHE ERA STATA ABOLITA DOPO ANNI DI LOTTE. MA CHE E’ STATA RIPRISTINATA DALL’ATTUALE ESECUTIVO. L’ESPONENTE DEL PD, FRANCESCO BOCCIA INVITA ALLA CALMA: “MODIFICHEREMO EVENTUALI ERRORI IN PARLAMENTO”. VEDREMO COME FINIRA’
Negli scorsi, alcuni media hanno riportato notizie relative ad un fenomeno che pare si stia ormai diffondendo a macchia dolio: lanatocismo. Cosè lanatocismo? Con il termine anatocismo (dal greco anà – sopra, e tokòs – prodotto) si intende la capitalizzazione degli interessi su un capitale, affinché essi siano a loro volta produttivi di altri interessi. In parole povere, per i cittadini, ma ricche per le banche, è il calcolo degli interessi sugli interessi.
Questo modo di calcolare gli interessi viene definito “composto” (per distinguerlo da quello semplice: ad esempio gli interessi che le banche concedono sulla base di investimenti ad esempio obbligazionari o fondiari). Per essere più chiari: se un cliente investe una certa somma di denaro, ad esempio, in obbligazioni, alla fine di ogni periodo (di solito un anno) la banca, tolte spese, commissioni e quantaltro possibile, dà un interesse che viene calcolato, anno dopo anno sempre sullo stesso importo iniziale.
Quando, invece, sono le banche che concedono dei prestiti, molte volte vengono calcolati degli interessi composti anziché semplici. Ciò fa sì che il debito cresca esponenzialmente e, di conseguenza (come nel caso di pagamenti di interessi su base trimestrale o comunque inferiori all’anno) l’importo calcolato con la capitalizzazione composta è superiore a quello che si determina nella capitalizzazione semplice.
Questo modus operandi è stato dichiarato illegittimo. Nonostante una sostanziale carenza dal punto di vista normativo, più volte lanatocismo è stato portato allattenzione della magistratura. Dopo anni e anni di lotta i tribunali e la Cassazione, nel 2010, avevano dato ragione ai consumatori. Una sentenza delle sezioni unite della Cassazione e poi della Corte Costituzionale aveva stabilito che non è consentito alle banche caricare sulle spalle dei clienti interessi sommati ogni tre mesi per calcolare i nuovi interessi.
In questo modo tutti gli sforzi da parte del Governo di lasciare la decisione prima in mano alle banche e alle loro associazioni e, poi, alla banca dItalia (che è proprietà delle banche!) risultarono vani e il Governo fu costretto (con la Legge di stabilità dell’anno successivo) a prendere atto del fatto che molte (la maggior parte) delle banche avevano violato la legge. Intervenne Tremonti, allora ministro dell’Economia, che inserì in un decreto legge una postilla che, di fatto, annullava i danni prodotti fino ad allora dalle banche evitando che i clienti potessero chiedere la restituzione del maltolto.
Pareva che si fosse riusciti, finalmente, a scrivere la parola fine su questo modo di spremere i clienti da parte delle banche.
Ma con le banche e con certi esemplari di HOMO POLITICUS non è mai detto. E infatti, il nuovo che avanza è riuscito a riaprire la diatriba. E lo ha fatto nel modo peggiore: il Governo di Matteo Renzi, con un decreto pubblicato il 25 giugno (il n. 91/14), ha, di fatto, reintrodotto l’anatocismo (seppure con piccole modifiche poco rilevanti nella sostanza). Immediatamente l’Adusbef, ovviamente, ha già annunciato un nuovo ricorso.
Risibile, poi, una volta scoperti, anche il modo di giustificarsi. Nessun allarmismo, Matteo Renzi non centra. Modificheremo eventuali errori in Parlamento e poi lanatocismo è stato abolito grazie al PD e alla mia proposta di legge, ha detto Francesco Boccia. Ma se è stato abolito perché reinserirlo in un articoletto di un decreto per poi modificarlo in Parlamento? Forse si sperava di non essere scoperti, ma, una volta che è successo, si vuole correre ai ripari?
La verità è che non da oggi, ma da molti anni ormai, i governi che si sono succeduti (tutti nominati da Parlamenti eletti con una legge incostituzionale) hanno sempre fatto del proprio meglio per aiutare le banche o per caricare fiscalmente cittadini e risparmiatori.
Iniziò Berlusconi, nel 2011, moltiplicando il costo dei bolli sui conti correnti. Lo seguì, nel 2012, Monti che alzò le aliquote sul risparmio dal 12,5 al 20%. Letta non volle essere da meno e, nel gennaio 2014, aumentò ancora i bolli, con quella che molti definirono una vera e propria patrimoniale sul risparmio.
La situazione non è cambiata con il nuovo che avanza con una serie di misure e di oneri sul groppone di cittadini e contribuenti: dallobbligo di dotarsi del POS, a misure restrittive per ridurre al circolazione del denaro contante (in realtà ci aveva già provato Monti, ma fallì) e molte altre misure a favore delle banche e contro i cittadini, lultima delle quali è laumento dellaliquota sulle rendite finanziarie elevata al 26%.
Per Adusbef a pagare il conto sono sempre “famiglie, risparmiatori, contribuenti e correntisti e, naturalmente, le imprese che saranno le più colpite dallanatocismo distrattamente reinserito nel decreto portato in Parlamento da Renzi.
Il tutto fatto con un tracotanza che rasenta linverosimile e che fa dubitare che possa essersi trattato di un semplice strafalcione: il Governo Renzi ha inserito lanatocismo, prassi assurda e dichiarata illegale, in un decreto titolato ”Disposizioni urgenti per il rilancio e lo sviluppo delle imprese”
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