Lampedusa: Letta perde una buona occasione per stare zitto

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO HA ACCUSATO DI “ECCESSO DI ZELO” I MAGISTRATI CHE INQUISISCONO I MIGRANTI. IL PROCURATORE DI AGRIGENTO, DI NATALE, HA DOVUTO SPIEGARE AL NOSTRO CAPO DEL GOVERNO CHE ESISTE L’OBBLIGATORIETA’ DELL’AZIONE PENALE. CHE, SE NON APPLICATA, MANDA SOTTO PROCESSO I MAGISTRATI…GRANDI GIURISTI, I NOSTRI GOVERNANTI…

Si sa,: la caratura politica di un Governo si misura nei momenti difficili. Ed Enrico Letta, il nostro Presidente del Consiglio, ha dimostrato quanto vale in occasione della sua visita a Lampedusa, quando ha accusato i magistrati che fanno il proprio dovere di “eccesso di zelo”.

Il capo del Governo del nostro Paese si riferiva al fatto che i magistrati, nell’applicare la legge Bossi-Fini, mettono sotto inchiesta gli immigrati. Ovviamente, la replica del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento, Renato Di Natale, non si è fatta attendere: “Indagare i migranti non è un atto di zelo; ci obbliga il legislatore, visto che i magistrati hanno l’obbligo dell’azione penale e non possono sottrarsi dall’applicare la legge perché sarebbero indagati a loro volta”.

Dovremmo scrivere di essere stupiti che un Presidente del Consiglio dimostri di non conoscere un principio di diritto così elementare. Ma considerato che Letta – come ripetono spesso i parlamentari grillini a Montecitorio e a Palazzo Madama – fa parte del gruppo di Bilderberg, gente più ‘ferrata’ in finanza che in diritto, non ci stupisce più di tanto.

La Procura della Repubblica agrigentina – come ricorda il quotidiano on line agrigentonotizie – ricorda che, dall’entrata in vigore del reato di immigrazione clandestina, nella sola Agrigento sono stati aperti 511 fascicoli, per complessivi 12.867 indagati.

Per la cronaca, la Procura della Repubblica retta da Renato Di Natale (foto a destra tratta da agrigentonotizie) ha sollevato eccezione di costituzionalità: eccezione rigettata dalla Suprema Corte nel 2011.

Ancora per la cronaca, i Pubblici ministeri hanno richiesto sempre l’archiviazione per tutti gli indagati. Archiviazione che è stata sempre rigettata dal Giudice di pace che ha imposto l’imputazione coatta.

Gli imputati vengono condannati al pagamento di una sanzione amministrativa pari a 5.000 euro. Sanzione che “ad Agrigento nessuno ricorda sia stata pagata”.

Costa, invece, e tanto, l’applicazione della legge Bossi-Fini: basti pensare all’impegno di uomini e di mezzi per identificazioni, notifiche, processi, traduzioni. E, naturalmente, le parcella degli avvocati, che sono sempre d’ufficio e quindi a carico dello Stato. Cioè dei cittadini contribuenti…

 

 

Redazione

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