Una risposta al possibile rimpatrio coatto. Sarebbe questa la motivazione che, ieri sera, avrebbe portato quattro tunisini del hotspot di Lampedusa ad appiccare il fuoco a uno dei tre padiglioni presenti. Il rogo, che è stato domato dai vigili del fuoco, ha però distrutto l’interno della struttura. A indagare sull’episodio sono i carabinieri che seguono la pista della protesta contro il possibile provvedimento di espulsione. I tunisini, infatti, non avrebbero il diritto allo status di rifugiati.
Si tratta del terzo incendio nel giro di sette anni. L’episodio – avvenuto nell’area che ospita gli uomini – riporta l’attenzione sulla gestione dell’accoglienza nell’isola. Già nei giorni scorsi si erano registrate tensioni nelle comunità eritrea e yemenita, tornate a manifestare contro la procedura di identificazione e il rilevamento delle impronte digitali, con una ventina di profughi che hanno indetto uno sciopero della fame e della sete durato quattro giorni. Nel centro di prima accoglienza di Lampedusa, al momento, sono ospitati più di 500 migranti.
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