Lampedusa, carenza di mediatori culturali all’hotspot Sindacati di polizia: «Si lavora in condizioni impossibili»

Una presenza di ospiti spropositata rispetto alle capienze della struttura e l’assenza invece di professionisti specializzati in mediazione culturale. La denuncia, l’ennesima in questi giorni, riguarda l’hotspot di Lampedusa e arriva da Valter Mazzetti, segretario generale del sindacato Fsp Polizia Di Stato. Al momento nel centro di prima accoglienza dell’isola delle Pelagie ci sono 1900 persone a fronte di un numero massimo di posti di 350. «È inaccettabile che, a quasi trent’anni dalla cosiddetta emergenza immigrazione, ancora siamo qui a soffrire condizioni insopportabili nelle zone maggiormente interessate da quello che, quest’anno, è un vero esodo, con arrivi quintuplicati rispetto agli ultimi. Un insulto all’intelligenza di tutti, e al lavoro di pochi. A Lampedusa la situazione è insostenibile, come era presumibile considerata la stagione estiva, e come continuiamo a denunciare da anni, inascoltati. La politica – continua Mazzetti – compie scelte a cui però non fa conseguire atti concreti necessari per sostenerle. Ne fanno le spese gli operatori delle forze dell’ordine che lavorano per tentare di mantenere in equilibrio situazioni precarie, drammatiche, esplosive. Lo avremmo voluto dire al ministro nell’incontro di oggi che, però, è saltato». Negli ultimi due giorni si sono registrati una trentina di sbarchi al giorno a Lampedusa. «Numeri che parlano da soli – aggiunge Mazzetti -, a cui non riescono a seguire partenze altrettanto frequenti, e soprattutto che impegnano i colleghi in maniera costante, continua, senza orari e in condizioni assurde. I migranti si susseguono, gli operatori no». 

«La questione igienico sanitaria resta la più allarmante, perché questa povera gente non fa che accamparsi in terra senza che si capisca come gestire la situazione, soprattutto considerato che il Covid è ancora una minaccia – commenta Antonio Alletto, segretario generale di Mp -. Dal primo luglio, poi, abbiamo un altro problema assurdo, perché siamo senza i mediatori linguistico-culturali convenzionati (già ridotti di numero per carenza di fondi), in quanto la relativa convenzione è stata stipulata ma è ancora in atto la procedura di registrazione presso la Corte dei conti. Soccorre la disponibilità dei membri di alcune associazioni che però, alle ore 20, terminano di collaborare, e a quel punto tutto si ferma nel caos. Sono solo alcune delle follie con cui ci misuriamo qui, da decenni. E ancora qualcuno la chiama emergenza. Ma così dove vogliamo andare?»

Redazione

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