L’altra faccia di Sala delle Lapidi Nella bolgia di parenti, amici e fan

«Per ora ti puoi sedere, ma appena arrivano i miei amici ti devi alzare, i posti qui sono riservati». E in effetti quella borsetta rosa messa di traverso a occupare ben due postazioni doveva essere un segnale più che esplicito. Se pensate che il bello, appena si entra in Sala delle Lapidi a Palazzo delle Aquilesia solo lo show fra alcuni consiglieri che già in occasione della prima seduta di insediamento non si sono risparmiati, urlandosi contro ipotesi di inciuci e ringraziamenti alla Santuzza, avete bisogno di una panoramica più ampia. Tutto dipende dall’ora in cui arrivate. E la puntualità lì pare essere una grande fregatura, per il futuro meglio giocare d’anticipo. Perché non sedersi nei primissimi gironi di quell’inferno fatto di giacche, cravatte e tanti flash, può farvi finire nei gironi più alti, che forse sono anche i peggiori.

Percorrendo i quattro scalini da cui si accede attraverso una seconda porta laterale, infatti, ecco che si trova un mondo parallelo. Fatto di mamme e papà dei consiglieri, sorelle e fratelli, ma anche cugini, zii e nonni, ci mancherebbe, amici stretti e meno stretti, e ovviamente semplici estranei che si definiscono sostenitori. C’è un po’ di tutto, insomma, e sono accorsi in gran fretta per non perdersi neanche un momento: dal giuramento del consigliere per cui fanno il tifo alle prime scintille esplose a meno di un’ora dall’inizio. Nella bolgia di parenti, amici e fan puoi trovare gente addobbata a festa, in stile matrimonio, che per l’occasione ha deciso di sfoggiare il vestito usato un paio di cerimonie fa e le perle del corredo. Si alzano spesso, quelli addobbati a festa, applaudono, urlano frasi di incitamento a casaccio verso il mucchio di consiglieri, scattano foto e fanno inspiegabili dirette Facebook riprendendo il caos attorno a loro.

«Non ti puoi sedere qua», eccolo di nuovo il tormentone della giornata. «Ma io sono arrivata prima, sono già qua, colui a cui è destinato il posto ancora non arriva – spunterà solo dopo mezzora, comodo – Non è un cinema qui, non può prenotare i posti». «Hanno fatto tutti così, quindi io faccio così – risponde secca la donna addobbata – Aspetto mio marito, che per inciso è il papà di un consigliere, quindi è logico che a lui spetti un posto». Difficile contrastare un simile raffinato ragionamento, soprattutto quando, in fatto di show, non si vogliono rubare scettro e corona a nessun Mimmo Russo della sala. La speranza, però, si sa, è l’ultima a morire. Così ci riprovi quando, seduta su un gradino, perché è l’unico posto in cui sembri non dare fastidio a nessuno, vedi il famoso papà di – che finalmente è arrivato – alzarsi quattro volte. «Non provare a sederti, eh! Io ora torno, il posto è mio». I coniugi sposano la stessa linea minacciosa. A quel punto perdi del tutto le speranze, ti rassegni a soffrire all’inpiedi in mezzo agli addobbati scalpitanti.

   

Le circostanze, però, decidono sul finale di volgere a tuo favore. Qualcuno si alza, il suo consigliere ha già giurato, non importa chi verrà eletto presidente, figuriamoci chi sarà il vice. Quel posto non lo guardi nemmeno più, sarà prenotato a vita, anche se l’addobbato di turno se ne va. Invece no, ti fanno segnale, puoi sederti, adesso la prescelta sei tu. E da seduti, in effetti, è tutto un altro show. Tutto da guardare, a cominciare dalla signora seduta a fianco che, nel più bello della bagarre Russo-Bertolino, tira fuori due pacchi di grissini e inizia a sgranocchiarli assorta. Seduto nella fila davanti, invece, c’è il tipo meno addobbato di tutti, è anziano e porta una maglietta gialla arrotolata sul collo e sulle spalle perché non sopporta l’aria condizionata: «Silenzio!», urla il consigliere Russo, anima della seduta, «Sì, ma ta a calmari», replica dall’alto proprio lui, l’arzillo signore con maglietta gialla addosso a mo di bandiera, che in un attimo ha trasformato un pesante clima da cerimonia in quello più leggero da stadio. 

Silvia Buffa

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