L’allarme sicurezza all’ospedale V. Emanuele «Questore svuota i commissariati di quartiere»

Una dottoressa è stata aggredita al pronto soccorso del Vittorio Emanuele di Catania. Non ha voluto piegarsi alle richieste illegittime della madre di una paziente, che le chiedeva, urlando, di falsificare un referto. Una vicenda che riporta a galla diverse questioni, sociali e culturali, ma che prima di tutto mette sotto accusa il sistema di sicurezza all’interno del quale lavorano gli operatori sanitari dell’ospedale di via Plebiscito. Un presidio storico, inserito nel quartiere a rischio di San Cristoforo, una volta piantonato da un posto fisso di polizia e oggi controllato dalle ditte private di vigilanza. Ma, all’indomani dell’aggressione, denunciata regolarmente dalla dottoressa Angela Strazzanti, i sindacati di polizia puntano il dito contro le politiche attuate dall’attuale questore Marcello Cardona. Colpevole, secondo loro, di aver svuotato i commissariati e di aver tolto personale dai quartieri. «Questi fatti sono le conseguenze delle cosiddette politiche di razionalizzazione delle risorse umane – spiega Tommaso Vendemmia del Siap a MeridioNews – messe in moto prima da Salvatore Longo alla fine del suo mandato e oggi accelerate da Marcello Cardona». 

«Era stato il questore Longo a ridurre i turni al pronto soccorso del Vittorio Emanuele, tagliando di fatto quello notturno – continua il sindacalista – ma Cardona ha spostato molti uomini che componevano l’organico dei commissariati e li ha voluti in questura. Dove, secondo lui, andava portata tutta l’attività della polizia amministrativa». Come spiega il sindacalista infatti i posti di polizia all’interno degli ospedali dipendono direttamente dai commissariati. In particolar modo è dal commissariato centrale di via Teatro Massimo che arrivano gli agenti che presidiano il Garibaldi di piazza Santa Maria di Gesù e, appunto, il Vittorio Emanuele di via Plebiscito. La nuova struttura del Garibaldi, a Nesima, dipende dal commissariato dello stesso quartiere e dal Borgo-Ognina dipende invece il Cannizzaro. «Stiamo assistendo a un vero e proprio arretramento dello Stato nei quartieri – continua Vendemmia – e, se facciamo un calcolo matematico, tra gli agenti che sono stati trasferiti e quelli che devono operare nelle strutture sanitarie, assistiamo a una carenza di organico che, per esempio, ha portato alla chiusura dell’ufficio denunce del commissariato centrale». 

Sulla stessa linea anche Marcello Rodano del sindacato Mp che si lamenta per l’incremento delle cosiddette attività di annona (controllo delle bancarelle e degli esercizi commerciali) che si contrappone alla diminuzione della presenza nelle aree calde della città. «Nel giro di pochi giorni presso l’ospedale Vittorio Emanuele II – scrive Rodano in una nota – ubicato in quel quartiere San Cristoforo il cui commissariato di pubblica sicurezza è stato da lei depotenziato di uomini e mezzi, due distinte aggressioni ai danni di medici operanti in quella struttura hanno evidenziato i vistosi deficit in termini di sicurezza di questa nostra amata Catania. Per tutta risposta – conclude il poliziotto – abbiamo notato che su sue precipue disposizioni è stata di pari passo incrementata, non sappiamo se in risposta all’emergenza delinquenziale o per altri motivi, l’attività annonaria della polizia di Stato». Una scelta che sarebbe inopportuna vista «l’inconfutabile priorità per la polizia, in una città afflitta da endemici problemi di natura sociale, di mettere in moto attività di contrasto al crimine diffuso, demandando agli organi locali di polizia annonaria i loro specifici compiti e le loro funzioni istituzionali».

Intanto l’azienda ospedaliera Policlinico Vittorio Emanuele, per i locali del pronto soccorso, da tre anni affida i servizi di vigilanza e controllo dei parcheggi all’azienda palermitana Sicurtransport spa, interna al gruppo Sicurcenter, il cui amministratore delegato è il vicepresidente di Confindustria Palermo Luciano Basile. Magnate della vigilanza privata, la cui Sicurcenter era stata citata dalla magistratura pugliese nell’inchiesta sul cosiddetto sistema Trani. Il servizio erogato dalla ditta, considerando le fatture che emette dal 2013 a oggi, costa – per tutti gli edifici che compongono l’azienda – in media ogni mese circa 126mila euro. Un prezzo che, come spiega il direttore generale Paolo Cantaro, «è controllato dalle prefetture a livello nazionale». A questi si devono aggiungere i costi che il Policlinico ha sostenuto per l’implementazione del servizio di videosorveglianza dei locali del pronto soccorso, affidato alla Teleservice per un totale di circa ottomila euro. In particolare, con due deliberazioni aziendali, sono stati destinati prima 5.246 euro e, poi, altri 2.900 per l’estensione delle telecamere anche nei locali dell’Osservazione breve intensiva. Una scelta salutata in modo entusiastico dai dirigenti della struttura che, tuttavia, non ha evitato il verificarsi delle aggressioni. 

Mattia S. Gangi

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