L’affascinane viaggio nell’“ebraismo ateo” di Moni Ovadia

di Gabriele Bonafede

Non ha deluso le aspettative lo spettacolo di Moni Ovadia “Il registro dei peccati” al Teatro Jolly di Palermo: un viaggio puntuale, ironico, a volte anche doloroso, nella cultura ebraica, attraverso la filosofia dell’artista d’origini bulgare residente a Milano ma molto legato a Palermo e la Sicilia.

L’apice del pathos, in un one man-show poliedrico e ricco di contenuti, è stato raggiunto quando Ovadia ha cantato in ebraico la canzone della Shoà. Rifiutando l’applauso, che pure nasceva spontaneo dal pubblico, “perché canto di meditazione”, ha ribadito più volte l’artista.

Pubblico che forse si è sentito spiazzato, inizialmente, per la partenza a mo’ di lezione su aspetti dell’ebraismo. Lezione che è rimasta tale, ma che invece d’essere ferma su un rapporto docente-discente si è via via trasformata in uno show al tempo stesso godibile e profondo, affascinante nei temi e nei modi, attraendo attenzione, meditazione, creazione in ognuno dei partecipanti.  E se un pizzico di “fatica” c‘è stata nel districarsi tra nomi e citazioni di pensatori a noi lontani, si è rivelata benvenuta: quando ci si allena nello sport è con la fatica che si raggiungono risultati, come si raggiungono risultati con un minimo di sforzo intellettuale nell’allenamento della mente.

Più che uno spettacolo, dunque, si tratta di un incontro a tutto tondo con chi può e sa dare molto al pubblico, con racconti e battute che mostrano una sorta d’ebraismo e ateismo in una commistione apparentemente senza senso, eppure perfettamente logica, di una logica perdurante e, paradossalmente, al limite del teologico. È una specie di religiosità laica, e dunque quasi una “messa laica” o persino “messa atea” quella di Ovadia, con tanto di lettura dei salmi, omelia, canti ascetici e benedizione finale: per atei, ovviamente.

Per quanto si professi ripetutamente ateo ed ebreo al tempo stesso, Ovadia convince, illumina, trasgredisce e cita al tempo stesso, mantenendo sempre una grande signorilità, un grande rispetto per chi è invece credente e persino cattolico.

Spettacolo per tutti, immancabile per chi si dedica o si approccia all’ebraismo anche dal punto di vista esclusivamente culturale.

Da vedere anche per avviare una conoscenza di taluni aspetti, godibili e sinceri, della filosofia hassidica, lo spettacolo avrà altre tre repliche tra oggi e domani, Domenica 10. Le due repliche sono per oggi, 9 novembre, triste ricorrenza della notte dei cristalli, il pogrom nazista che segnò, forse, il vero inizio della seconda guerra mondiale nel 1938.

Gabriele Bonafede

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