Una raccolta di aforismi, “Ho dei pensieri che non condivido”, A&B editore, e una di poesie, “Il silenzio dell’ultima notte”, pubblicata da Flaccovio: sono le ultime fatiche letterarie di Pino Caruso, celebre attore palermitano.
I lavori dell’attore sono il risultato di un lavoro trentennale perseguito «da un’intelligenza militante e da uno scrivere sapiente», secondo Rita Verdirame, docente di letteratura italiana presso la facoltà di Lettere e Filosofia di Catania, che li ha presentati al teatro Giovanni Verga lo scorso mercoledì.
Nella poesia di Caruso si riconoscono tutti i tratti tipici della poesia novecentesca che tanto ricordano lo stile di Quasimodo e Montale a partire dalla frammentarietà, dal largo utilizzo di metafore, da immagini ricorrenti quasi assillanti, sintomatiche delle ossessioni più recondite dell’autore, come “i cani che latrano in testa”, «vero e proprio erbario – lo definisce la professoressa Verdirame – per esprimere ansie e paure di un uomo e di uno scrittore non comune». E’ attorno agli oggetti quotidiani che prende vita la poesia di Caruso e, come sottolinea la docente, «si espande per versi nutriti dall’esperienza di una contemporaneità vissuta»: il parabrezza, le ruote, le visiere dei vigili, una dimensione complessa che passa facilmente attraverso lo schermo di un computer, grazie al quale raggiungere qualsiasi parte del mondo, rimanendo seduti sulla poltrona di casa propria, cosa oggi straordinariamente possibile.
Si tratta di oggetti che in poesia abbandonano la funzione concreta che assumono nella frenetica routine giornaliera, per divenire «oggetti metafisici che rimandano alla memoria colta e irriflessa dell’autore».
La frizzante vena ironica tipica dell’attore siciliano, emerge spumeggiante e trova la sua giusta collocazione nella poesia “Il vento sul marciapiede” divertente parodia dell’opera dannunziana “Pioggia sul pineto”, tuttavia è nella collezione di aforismi che troviamo il Caruso esilarante, autoironico, irriverente e spiazzante del palcoscenico. In questa raccolta divisa in tre sezioni che portano il nome di “Realtà romanzesca” (dalla famosa rubrica della Domenica del Corriere, nella quale venivano riportati fatti veri che avevano l’aria di essere inventati e viceversa), Caruso si scatena proponendo aforismi su tematiche fondamentali quali la mafia, la svalutazione consapevole e voluta dell’arte, il razzismo, la problematica esistenziale dell’esistenza di Dio, l’importanza dell’umorismo come condizione necessaria per l’esistenza di una civiltà.
«Il titolo “Ho dei pensieri che non condivido” nasce una sera – racconta l’attore – mentre passeggiavo con il mio cane a Roma e all’improvviso mi venne in mente un pensiero astioso nei confronti di un collega, un pensiero per il quale mi vergognai tanto da considerarlo non degno di me, così da dire, “sai che c’è’? Io non ti condivido”, ed è proprio cosi che trovai il titolo adatto per i miei aforismi». Ironica la rassicurazione finale dello scrittore ai lettori: «Qualcuno di questi pensieri lo condivido, posso anche dirlo».
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