La visita del Papa diventa occasione di riflessione nella chiesa «Don Pino testimone concreto di come si può essere cristiani»

Partire dai giovani per cambiare la società, per cambiare Palermo. «Questo cercava di fare don Pino Puglisi. Per questo la mafia lo ha ucciso». Rievoca così la figura del beato don Enzo Volpe parroco all’opera salesiana di piazza Santa Chiara. Il Papa è a Palermo proprio per celebrare il suo esempio in occasione del 25esimo anniversario del suo martirio. Oggi don Enzo sarà a piazza Politeama al sinodo dei giovani in programma nel pomeriggio insieme a trenta migranti.

Ma come si sta preparando la chiesa di Palermo per accogliere la visita del Santo Padre? «Insieme a quelle del resto della Sicilia si sta organizzando  – afferma il sacerdote – portando in città tanti ragazzi che già da oggi, nonostante la pioggia, sono qui e che poi domani si riverseranno per le strade in occasione delle celebrazioni. La preparazione a questa visita ha dato infatti la possibilità di riflettere molto, soprattutto sul ruolo dei giovani nella chiesa». Da qui all’interno delle varie parrocchie, istituti religiosi e nelle varie realtà laiche, ci si confronta su «come davvero sia necessario uscire, come dice anche il Papa, dai propri recinti, dalle proprie convinzioni, dalle proprie prerogative, per potere essere segno nelle periferie esistenziali di ogni città. Questo penso che sia il compito più bello che noi abbiamo ricevuto come testimone da padre Pino Puglisi. Il Santo Padre è qui per questo, per indicare nell’ordinarietà e nella semplicità il modello della chiesa che si fa povera con i poveri, che si fa vicina ai più deboli e alle persone più bisognose, così come ha fatto padre Pino a Brancaccio».

Ma sono anche altri i temi al centro delle riflessioni della chiesa come quello dell’accoglienza, in una realtà che sempre più, invece, rigurgita intolleranza ed emarginazione. «Noi a Santa Chiara sentiamo il tema dell’accoglienza come fondamentale e che riguarda tutti senza alcuna differenza: nei confronti dei ragazzi, dei migranti, dei piccoli, delle mamme, di intere famiglie. L’accoglienza è una dimensione fondamentale umana: prendersi cura di chi è bisognoso è uno degli aspetti peculiari non soltanto del progresso umano ma anche della capacità di leggere in una maniera molto concreta i diritti dell’uomo». E aggiunge: «La chiesa su questo è stata sempre capace di interpretare i segni dei tempi e di mettersi a disposizione praticando quello che Gesù ha detto: se mi accogliete nei piccoli, nei poveri, nei carcerati, nei malati, nei migranti, accogliendo loro accogliete me. Essere cristiani significa questo: vivere pienamente l’umanità». 

L’intolleranza per don Volpe invece deriva dall’ignoranza e dalla paura «che spesso viene cavalcata da alcune persone che dicono di volere il bene comune ma in realtà inseguono il loro interesse. Nella storia questo è un fatto che si ripete: quando c’è qualche situazione difficile in merito alla di gestione di una comunità complessa come può essere quella dell’Italia e quella dell’Europa, si riducono i problemi soltanto ad alcune situazioni, etichettando ad esempio i migranti come fonte di disagio, le persone che vengono da fuori viste come quelli che rubano il lavoro e si fa un processo superficiale, riduttivo e non si dà la possibilità di conoscere i problemi reali delle persone, si riduce tutto a uno slogan». E attualmente, precisa,  «viviamo un’epoca di grande appiattimento culturale a livello di impegno politico e allora qualcuno intercetta la pancia delle persone ed è  facile così ottenere una risposta di intolleranza nei confronti dei migranti e dei poveri in genere. Possono essere neri ma anche rom, persone che non si difendono». 

«Quella del Papa è una visita pastorale – conclude – lui rappresenta l’unità della chiesa cattolica in tutto il mondo ma al di là di questo conosce profondamente il cuore dell’uomo alla luce della parola di Dio, del Vangelo. Visitando il popolo non fa altro che fare quello che ha fatto Gesù: raccoglie nell’unità le persone che hanno più bisogno e quindi questo diventa un segno profetico. Il Papa ancora una volta indicherà in padre Pino Puglisi un testimone concreto di come si può essere cristiani, umani, preti, fino a dare la vita in nome di un’attenzione ai più piccoli».

Stefania Brusca

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