GIUSTA LA GIORNATA PER RIFLETTERE SU INGIUSTIZIE CHE, SPESSO, DEGENERANO IN TRAGEDIE
Noi diamo troppe cose per scontate e, nella quotidianità, non ci pensiamo. Anzi, voglio usare il pronome “io”, in prima persona, perché nella generalizzazione si annegano le responsabilità individuali, tipo “tutti colpevoli, nessun colpevole”.
Sempre nella quotidianità, non valuto la gravità di certi fatti, non li considero come espressioni di un fenomeno complessivo, ma come eventi isolati, dalla gravità relativa. Un’alzata di spalle e via. Per questo ho cominciato a rivalutare, da qualche anno, le “giornate” contro o per, proprio per riflettere e, magari, dire la mia.
Oggi, per esempio, è la giornata contro la violenza sulle donne, in quanto donne, cioè vittime non fungibili – non sostituibili – di una violenza, spesso assassina, di uomini che pensano di essere padroni dell’esistenza, della volontà e dei sentimenti altrui. Dove l’altrui è appunto una donna. Una donna da punire se non soggiace al volere dell’uomo padrone. Anche con la morte.
C’è un godimento perverso e vigliacco nel godere del potere di vita e di morte su chi è più debole. In genere, prendiamo queste notizie come un semplice caso di omicidio. Ma, ogni anno,ce ne sono circa 130. Centotrenta. Una giornata dedicata a riflettere su questo serve, eccome.
Certo, c’è chi ci specula per ragioni di opportunismo politico e mediatico, ma discutere di un problema, portarlo alla luce, è un primo passo verso una soluzione possibile, anche se non totale e definitiva, perché il genere umano è quello che è.
Pensateci, nel silenzio la mafia ha prosperato, mentre la possibilità di una vittoria contro cosa nostra è iniziata quando se ne è cominciato a parlare, così come, fatte le debite proporzioni, la festa della Donna, prima che scadesse nell’orgia commerciale e negli spogliarelli maschili, ha portato alla riflessione sui rapporti tra le due metà del cielo.
Qualcuno obietta, come facevo io, un tempo: una giornata ad hoc non serve, perché le donne si rispettano ogni giorno, senza doverci pensare, così come la mafia si combatte ogni giorno. Può essere, come può essere pure che questa sia una posizione pregiudiziale e preconcetta e che, magari, non ci vogliamo pensare nemmeno quel giorno perché, appunto, non consideriamo un “fenomeno” i femminicidi, ma soltanto isolati fatti di cronaca.
Ma è un atteggiamento di chiusura, che non serve a nulla, che non propone nulla di alternativo, che nasconde la luna con un dito. Una luna che, però, si tinge di un rosso sangue. E, in genere, è il sangue di una donna che ha cercato di ribellarsi a un uomo che voleva essere il suo padrone. E io, da uomo, oggi, chiedo scusa per questo a tutte le donne vittime di violenza fisica o morale ad opera di un maschio che non era per nulla un uomo.
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