La Via Lattea, il capolavoro di Bunuel al teatro Montevergini Storia delle eresie della religione cattolica in chiave onirica

«Grazie a dio sono ateo» era uno dei paradossi preferiti del regista spagnolo, naturalizzato messicano, Luis Bunuel. Il beffardo motto sintetizza alla perfezione uno dei capolavori del maestro del cinema, La via lattea, che a distanza di quasi 50 anni dalla realizzazione ancora sconcerta e fa discutere. Un film che verrà proposto giovedì 23 febbraio alle ore 21 al teatro Montevergini, in collaborazione col gruppo anarchico Libert’Aria

Per raccontare questo film basterebbe citare i titoli di coda del film: «Tutto ciò che, in questo film, riguarda la religione cattolica e le eresie che essa ha suscitato, particolarmente dal punto di vista dogmatico, è rigorosamente esatto. I testi e le citazioni sono conformi sia alle sacre scritture, sia a delle opere di teologia e di storia ecclesiastica antiche e moderne». Un’opera che ha appassionato i credenti e intrigato i laici, pur se l’anarchico Bunuel non rinuncia alle sue provocazioni tra il surreale e l’onirico. 

Celebre la scena del sogno ad occhi aperti di Jean, uno dei protagonisti della pellicola, che immagina la fucilazione del papa ad opera di un gruppo di miliziani anarchici. Il film è in ogni caso una paradossale carrellata di personaggi per parlare di dio, della religione e del messaggio di Cristo. Come fil rouge della narrazione c’è il cammino di Santiago, una strada percorsa da migliaia di pellegrini ogni anno fin dal Medioevo. Una strada sacra, antica, che conduce al monastero di San Giacomo, percorsa nel film dai mendicanti Pierre e Jean

Nel loro cammino i due incontreranno una serie di figure ambigue, spesso insani e improbabili ma sempre a proprio modo seducenti: dal prete da manicomio che discute della transustanziazione al capo cameriere che disserta con i suoi sottoposti delle nature del Cristo; dal Vescovo Priscilliano di Avila (il primo eretico che la Chiesa Cattolica fece giudicare dall’autorità civile, e che poi fu giustiziato) ad un Gesù mai così umano al Marchese De Sade, passando per visioni, teofanie, duelli dogmatici e fanatismi.

Andrea Turco

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