Un crac da 35 milioni di euro, soldi destinati a opere pubbliche finanziate con prestiti obbligazionari e in realtà impropriamente affidati dalla Provincia di Palermo a una società finanziaria di Como che è poi sparita nel nulla. A cinque anni dalla consegna della relazione da parte della commissione speciale d’indagine sul caso Ibs Forex, la Provincia continua a restituire le somme per i prestiti contratti, mentre i responsabili sono ancora tra i ranghi dirigenziali dell’amministrazione di Palazzo Comitini.
La denunciano Silvio Moncada e Luisa La Colla, presidente e relatrice della commissione speciale d’indagine sul caso Ibs Forex , oggi esponenti politici Pd area Renzi e rispettivamente presidente della IV Circoscrizione e presidente della III Commissione consiliare del Comune di Palermo.
Vi abbiamo svelato tutti i retroscena di questa incredibile storia qui.
«Una truffa andata in scena quando presidente della Provincia era Francesco Musotto, direttore generale – con “potere di firma e piena autonomia in materia finanziaria” secondo quanto dichiarato da Musotto – era Antonino Caruso, fratello dell’ex Prefetto Giuseppe e ragioniere generale, Massimo Bonomo.- dicono i due consiglieri. Che aggiungono:
«L’inopportunità della permanenza sia di Caruso che di Bonomo era stata sollecitata dalla commissione d’indagine, il giorno dopo il suo insediamento ma, a cinque anni di distanza, nulla è cambiato. Caruso, allo scoppio del caso, rassegnò le dimissioni da direttore generale salvo essere reinserito immediatamente dopo nei ranghi dirigenziali dall’allora presidente Avanti (a fine 2012 Caruso è stato nominato a capo della direzione Patrimonio, passando dai 37mila euro del settore Opere pubbliche in campo ambientale ai 51mila euro, con un aumento di quasi 14mila euro in più l’anno). Una decisione che non ha mancato di far discutere vista la pesante condanna. Bonomo svolge tuttora la mansione di ragioniere generale».
Ma la domanda oggi è un’altra: «Se vista la condanna della Corte dei Conti, la Provincia stia obbligando, nell’effettivo, l’ex direttore generale a restituire le somme e se non lo ha fatto, se non sia opportuno procedere al congelamento del Tfr o altre forme coattive di recupero del credito».
Il danno per l’ente provincia – continuano Moncada e La Colla – non è soltanto l’ammanco dei 35 milioni, ma equivale esattamente al doppio, considerando i prestiti contratti. Abbiamo grande fiducia nella magistratura e nel lavoro che sicuramente sta svolgendo tenendo presente che le persone coinvolte sono molteplici: oltre ai consiglieri di amministrazione e ai sindaci delle società fantasma, ha avuto un ruolo di primo piano anche il promotore finanziario, dottor Nicolò Xerra che ha agito per conto della Provincia non avendo alcun mandato istituzionale ma riscuotendo nel contempo laute commissioni.
Tutto ciò lo abbiamo già scritto nella relazione della commissione – concludono – e le nostre considerazioni sono risultate essere in linea con quanto emerso nella relazione della parallela commissione tecnica composta da Salvatore Raimondi, Alberto Stagno D’Alcontres, Raffaele Bonsignore e Giuseppe Frisella».
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