“La televisione segue un suo percorso”

L’incontro nell’aula del professore di sociologia della comunicazione Guido Nicolosi inizia con un breve riassunto della riflessione mossa da Maurizio Costanzo al convegno sulla televisione ad Orvieto, nel quale affermava che con i reality show la televisione rischia di scomparire.

Quindi si passa alle domande:

Dopo la riflessione di Maurizio Costanzo, qual è la sua opinione a tal proposito?
“La riflessione di Maurizio Costanzo, che parla come giornalista e addetto ai lavori, credo sia fondata. Dimentica, però, che anche la “sua” televisione si inserisce perfettamente nell’alveo di quella che oggi definiamo tv realtà. I reality show, infatti, bisogna inquadrarli in un’ottica di lungo periodo”.

Sono tutte motivate le critiche verso i reality show?
“Non è mio compito criticare. Rilevo esclusivamente che questa televisione è il compimento di un percorso, quello nato con l’affermazione della neo-televisione, che si può giudicare positivamente o negativamente. Io mi limito ad osservarlo”.

Che messaggi trasmettono questi show?
” E’ difficile parlare di messaggi veri e propri. La neo-televisione si comincia ad affermare negli anni ottanta con “la morte del conduttore” come figura paternalistica e “autoritaria” (vi ricordate la critica ironica di Arbore in “Indietro tutta”?). Maurizio Costanzo si inserisce bene in questo contesto che trasforma il conduttore in un “fluidificante” delle interazioni interne al programma. Le altre caratteristiche sono: l’interattività, la confusione dei generi, la trasgressione, ecc.. La neo-televisione, inoltre, non ha un palinsesto rigido e si è trasformata in una televisione di flusso. La principale caratteristica di questa televisione è che mette al centro la gente comune e la quotidianità, trasformando sempre più lo spettatore in un voyeur. Ed è proprio per questo che riscuote maggior successo”.

Come mai i protagonisti sono pseudo-VIP? Perchh vengono organizzati per loro?
“La gente comune è il soggetto e l’oggetto al tempo stesso di questa televisione. L’obiettivo è creare la possibilità di identificazione e proiezione dello spettatore; lo spettatore-voyeur deve potersi proiettare/confrontare in situazioni che possono essere possibili per lui (la reality tv non è solo il reality show, ma tutti i programmi che spostano il centro dell’attenzione su fatti “reali”). Questo spiega  programmi con personaggi comuni e programmi con personaggi famosi-ma non troppo. Una volta mi capitò di affermare: “nel reality show ci stanno i saranno famosi o i furono famosi”. Inoltre, il reality show nasconde una contraddizione interna. Invece di mostrare la realtà, la costruisce. Solo i più ingenui non sanno che quella è fiction. Ma, in fondo, allo spettatore non importa. E’ importante che sia qualcosa di possibile. Si realizza il principio della verosimiglianza: ciò che non è vero e tuttavia possibile. Ciò, d’altronde, sta alla base di molti processi comunicativi e pubblicitari”.

I reality show creano dei personaggi, ma sono davvero dei VIP?
“Solo alcuni riescono ad avere un successo più ampio grazie alle loro capacità personali. Ciò a causa del fatto che, per garantire quei processi di identificazione di cui parlavamo, vengono scelte persone prive di abilità particolari (eccezionali); devono essere all’altezza dello spettatore voyeur che li spia dal buco della serratura. Devono rispondere solamente a dei cliché di tipo pubblicitario. Ciò, fra l’altro, pone anche dei problemi etici, perché bisogna capire come vengono gestite le loro immagini personali. Comunque, non credo che ci siano grandi possibilità di successo per questo tipo di personaggi”.

Il pubblico dei reality show che tipo di società rispecchia?
“Ci sono un po’ tutti i tipi di pubblico. Non ho delle statistiche analitiche a riguardo ma credo di poter dire che è un fenomeno assolutamente trasversale, anche se prevalentemente giovanile. Comprende un po’ tutte le classi sociali, entrambi i generi ed anche coloro con un livello culturale più elevato (ad esempio gli studenti universitari)”.

I giovani possono trarne vantaggio dal seguire questi programmi?
“Vantaggi particolari o culturali non ne vedo, ma dire che siano dannosi non me la sento, non voglio essere moralista. C’è sicuramente molta voglia di intrattenimento”.

Perché, in alcuni casi, tendono ad imitare i personaggi di queste produzioni televisive?
” Beh, non è una novità questa. La televisione e il cinema hanno spesso creato dei modelli di comportamento. E questo tipo di programmi, dicevamo, nascono appunto per soddisfare esigenze di identificazione/confronto. D’altronde, in modo diverso, il successo di una cantante come Madonna è dovuto anche alla possibilità di identificarsi con un personaggio sentito come “vicino”, privo di grandi qualità canore ma abile nel gestire la propria immagine.

Ed infine il prof. aggiunge…
“Volevo sottolineare anche un altro aspetto molto importante che sta determinando questo cambiamento della televisione. Nasce l’esigenza da parte dei media tradizionali di fare concorrenza  alle nuove tecnologie d’informazione. Per questo, l’interazione con il pubblico è il punto cardine di questa rivoluzione nel modo di concepire la tv. E spiega il successo di gran parte di questi programmi televisivi”.

Mario Grasso

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