La tartaruga palustre nella spiaggia di Torre Salsa «Vive nel fiume, cercava un posto dove deporre»

Dal rinvenimento di una tartaruga d’acqua dolce nei pressi della spiaggia di Torre Salsa, riserva naturale dell’Agrigentino, possono venire fuori tante cose. Ieri mattina Girolamo Culmone, direttore dell’area protetta istituita nel 2000 dalla Regione siciliana e affidata in gestione al Wwf, ha incontrato un esemplare femmina di testuggine che aveva sconfinato rispetto all’habitat naturale. «Il fiume è a 20 metri, è strano che si trovasse lì – spiega -. C’erano le tracce del percorso fatto, una specie di scia. Probabilmente stava cercando un posto adatto dove deporre le uova».

Il ritrovamento è poi reso più interessante dal fatto che la tartaruga in questione, la Emys Trinacris, è una specie esclusivamente siciliana. In Italia infatti vi sono due distinte specie autoctone di testuggini palustri: la Emys orbicularis, che è diffusa in tutta la penisola e in Sardegna, e appunto la Trinacris. «Uno studio condotto nel 2005 da un’università tedesca ne ha certificato le differenze – spiega Culmone – che non sono a livello fisico, ma esclusivamente nel dna. È un chiaro esempio di endemismo: in natura cioè le isole portano nei millenni a modifiche genetiche di animali e piante. Un cambiamento dovuto a fattori climatici, ambientali, nutritivi». 

L’ecosistema siciliano si conferma perciò ricco e variegato. Capace di equilibri sottilissimi, pronti a variare a prima vista impercettibilmente ed in realtà con effetti che a lungo andare si possono rivelare dannosi. Proprio per questo è necessaria una maggiore attenzione da parte di chi i territori li vive. Ed ancora una volta sono le tartarughe a dimostrarlo. «Negli ultimi anni si è diffusa la moda di comprare la Trachemys, la cosiddetta tartaruga americana nota per le guance gialle ed arancioni – dice ancora il direttore di Torre Salsa -. Sono testuggini che piacciono molto ai bambini, perché sono piccole e carine. Poi però crescono, possono arrivare a dimensioni di 30 centimetri. E allora la gente li lascia nei fiumi come il nostro». 

Un’azione che, anche quando fosse dettata dalla buona fede, può rivelarsi inopportuna. «È una specie carnivora, più aggressiva rispetto alla nostra, che mangia anche uova di pesce. Così si va a rovinare l’ecosistema. In questi casi invece bisogna contattare la Forestale o direttamente le associazioni ambientaliste». Mentre si attende che la Trinacris torni nelle zone umide a lei più consone, Torre Salsa, come le altre 26 riserve siciliane gestite dalle associazioni, attende ancora gli stanziamenti da parte del governo Crocetta. «Abbiamo notato un cambio di atteggiamento da parte della Regione, ora più conciliante – afferma Culmone -. Certo è che abbiamo limitato le attività al minimo. Il Wwf sta anticipando gli stipendi ai 15 dipendenti delle riserve che gestisce in Sicilia, ma so che altre associazioni più piccole non riescono a farlo. E in ogni caso è una situazione che non può continuare a lungo. Noi qui per esempio al momento abbiamo persino evitato di stampare volantini in inglese. Perfino le più piccole spese diventano ostiche».

Andrea Turco

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