La svolta autoritaria di Renzi: epurati i senatori contrari ai suoi diktat

CORRADINO MINEO, VANNINO CHITI E PRMA ANCORA MARIO MAURO. IL GOVERNO DEI NON ELETTI SEMPRE MENO DEMOCRATICO

“Un governo autoritario, che fa politica di destra e contro i lavoratori”. Questo il buongiorno riservato all’esecutivo Renzi dai Comitati di Base a Roma, davanti al Ministero della Funzione pubblica, così come hanno testimoniato le telecamere di Rainews24.

Ed è proprio l’aggettivo ‘autoritario’  il termine che in questi giorni ricorre sempre più spesso per definire l’operato del Governo Renzi. Termine che diventa ancora più pesante se si considera che si tratta di un Governo di nominati, di non eletti.

E di decisioni autoritarie parlano anche i senatori eclusi dalla Commissione Affari istituzionali, perché in disaccordo con Renzi. Ieri è stato il turno di Corradino Mineo (NELLA FOTO), ‘epurato’ per la sua opposizione alla riforma del Senato fortemente voluta dal premier, lì dove prevede un’altra serie di nominati. Per Mineo come per gli altri dissidenti del Pd, che potranno rifarsi in Aula, non va toccata la natura elettiva dell’istituzione.

Ma non è il solo. Dalla stessa Commissione era stato ‘buttao fuori’ Mario Mauro, reo di avere proposto una serie di emendamenti contro la svolta centralista della riforma sul titolo V dela Costituzione (sua ad esempio, è la proposta, nell’ambito della discussione sulle regioni, di fare della Sicilia una zona franca), e fuori è anche Vannino Chiti, autore del ddl che chiede l’elezione diretta del Senato in aperta opposizione al presidente del Consiglio.

“Devo essere molto chiaro: e’ stato il Presidente del Consiglio, il Governo, e’ stato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che, ore prima che si verificasse la riunione del mio gruppo, aveva gia’ anticipato a membri del mio gruppo il contenuto e l’esito della riunione stessa” ha detto ad “Agorà” su Raitre, il senatore Mario Mauro.

Duro anche il commento di Mineo:
““Il governo ha militarizzato la Commissione – ha detto a La Gabbia su La7 – un errore, non è utile né a Renzi né al governo né al partito cercare di far passare le riforme con un muro contro muro. E’ un autogol per il governo e per il partito. Mi pare abbiano commesso un errore politico. E’ una decisione che non capisco e non approvo – continua – domani vedremo, per ora posso dire che non capisco la ratio di questa scelta. Non sono io il problema, il problema è uscire dall’impasse” che si è creata sul ddl del governo”.

Anche per Stefano Fassina la sostituzione è grave: “È un errore politico. Una ferita all’autonomia del singolo parlamentare e al pluralismo interno del Pd. Un segno di debolezza per chi intende evitare di fare le riforme a colpi di maggioranza. Chiediamo alla presidenza del gruppo Pd del Senato di rivedere la decisione presa”.

“E’ la cosa più grave che potesse capitare” è il commento di Pippo Civati, deputato Pd capo della fronda interna al partito.

Sul caso interviene anche il senatore ex M5S Francesco Campanella: “Il Partito democratico sta dando un segnale pessimo sullo spirito con cui vuole portare avanti le riforme – scrive su Facebook – non solo riforme del partito di maggioranza e dell’opposizione ‘comoda’ ma anche della maggioranza della maggioranza”. Quindi l’annuncio: “Non è in questo modo che si può cambiare la Costituzione: si fermino, oppure prepariamo una manifestazione nel Paese e nell’attesa saliremo su tutti i tetti scalabili non solo quelli di Montecitorio o di Palazzo Madama”.

E anche il M5S dice la sua: “Pd Partito Dittatoriale: fuori Mineo e Chiti da commissione per far entrare gli yesmen di Renzi”. Lo scrive su facebook Roberta Lombardi.  Che aggiunge:

“Quando pensi di aver visto tutto- aggiunge- il Pd ti da’ lezioni di pacata e non urlata cieca obbedienza al nuovo salvatore della patria (o delle sue poltrone).

“Ma la mossa sfacciata di prenderlo e di rimuoverlo coattivamente dal suo posto in Commissione perche’ deve entrare qualcuno che in modo cieco e stolido faccia tutto quello che il capo dice, mai lo avevo vista- prosegue Lombardi- e’ l’ipocrita interpretazione piddina del divieto di mandato imperativo. Ed un avvertimento mafioso agli altri parlamentari su come ci si deve comportare.

Ma la vedete la china su cui siamo avviati? Legge elettorale incostituzionale con gli eletti ancora scelti dal capo, riforme istituzionali che tolgono rappresentanza (Province e Senato), riforma dei regolamenti per predominio della maggioranza nei lavori parlamentari, rimozione sfacciata dal loro ruolo di chi nn pigia i bottoni secondo il volere del padrone… La lupara bianca interna piddina colpisce ancora, dopo il ‘povero Letta”.

Antonella Sferrazza

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