La stretta della chiesa di Palermo sulle confraternite Gli appartenenti dovranno esibire i carichi pendenti

«Accanto ad esperienza positive e incoraggianti si collocano talora anche nella nostra amata Chiesa palermitana imbarazzanti e inaccettabili tentativi di fare delle confraternite centri di una pratica fintamente religiosa per puro esibizionismo e folklorismo, di esercizio di potere e, perfino, un alibi per persone di dubbia moralità sociale ed ecclesiale». Nel decreto con il quale l’arcivescovo Corrado Lorefice si pronuncia sulla realtà delle confraternite bisogna attendere la seconda pagina, dopo gli iniziali apprezzamenti per queste esperienze laiche che sono «una variegata espressione di vita ecclesiale, capillarmente diffusa in tutto il territorio diocesano», per arrivare al cuore dell’atto. Con il quale Lorefice stabilisce «per i componenti del consiglio direttivo delle medesime» e «per coloro che che desiderano far parte di una confraternita» l’esibizione d’ora in poi del certificato dei carichi pendenti del casellario giudiziale. 

La chiesa palermitana, insomma, vuole verificare che gli iscritti alle confraternite laiche non abbiano precedenti penali o procedimenti in corso. Una stretta dettata evidentemente dalle polemiche che hanno circondato il mondo ecclesiale, attorniato a volte da figure discusse e discutibili. Un caso tra questi era stato raccontato proprio da MeridioNews: a settembre del 2017, durante le celebrazioni per santa Rosalia, erano comparsi alcuni striscioni in corso Pisani che recavano il logo di Azione Talos, gruppo neofascista che compariva nella locandina della processione rionale di Santa Rosalia della Confraternita dei Porrazzi – parrocchia san Giacomo dei Militari. Da quell’articolo erano poi scaturiti approfondimenti da parte del clero palermitano. Oltre alle possibili infiltrazioni dei mafiosi, da sempre molto credenti. L’ultimo caso, in tal senso, era stato quello di Settimo Mineo: arrestato a dicembre del 2018 con l’accusa di essere l’erede di Totò Riina, si era successivamente scoperto che aveva fatto doposcuola ai bambini di Ballarò, all’interno di un progetto di volontariato, proprio a due passi dall’ingresso della locale questura.

Una rinnovata attenzione della chiesa, dunque, è quella auspicata dall’arcivescovo di Palermo. nella selezione dei propri membri, soprattutto coloro che ricoprono una carica. Ma con un accorgimento rivolto all’interno del mondo ecclesiastico. «Consapevoli che una fedina penale pulita non necessariamente è indice di una vita pulita – spiega Lorefice – si dà mandato ai parroci e/o agli assistenti spirituali delle confraternite di accompagnare sempre la richiesta di ammissione ad una confraternita con una lettera che dia sufficienti garanzie circa la retta intenzione del richiedente e la serietà della sua vita, quale condizione essenziale ed imprescindibile per l’ammissione nella confraternita. Concluso il periodo di noviziato, per la formazione dei nuovi confrati, ai parroci e/o agli assistenti spirituali è fatto obbligo di rilasciare un attestato di idoneità del candidato che intenda emettere la professione di confrate».

Andrea Turco

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