E’ un elenco senza fine. Stamattina, a Bagheria, si è suicidato un imprenditore edile. Aveva 56 anni. La sua azienda vantava sostanziosi crediti, ma, raccontano le cronache, si era indebitato per potere onorare gli impegni con i suoi dipendenti, e le banche gli avevano chiuso le porte in faccia.
L’ennesimo tragico gesto suscita l’indignazione generale:
“E’ ora di dire basta. Non vogliamo piu’ assistere inermi a queste continue stragi degli innocenti. L’ultima disgrazia che ha colpito il mondo delle imprese siciliane, deve essere motivo di riflessione per tutta la classe dirigente dell’isola- dice Filippo Ribisi, presidente di Confartigianato Sicilia, che aggiunge:
“Non si puo’ piu’ fare demagogia – prosegue -, non si puo’ piu’ giocare a scaricabarile sulle responsabilita’ che tutta la classe dirigente siciliana ha di fronte a queste tragedie. Responsabilita’ che hanno tutti non solo coloro che ci governano, ma anche le associazioni imprenditoriali, i sindacati e le banche”.
Per il presidente dell’Ance di Palermo, Fabio Sanfratello, “la politica, soprattutto quella regionale, non può continuare a pensare solo ai dipendenti pubblici e ai precari. Sono migliaia, ormai, i lavoratori dell’edilizia disoccupati e senza più neanche la cassa integrazione e centinaia le imprese fallite e sull’orlo del fallimento. Questo è lo scenario nel quale si consumano queste tragedie, per lo più nell’indifferenza generale”.
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