La strage degli immigrati e i funerali ‘riparatori’ lunedì ad Agrigento

Se il concetto di “nozze riparatorie” lo conosciamo bene, quello di “esequie riparatorie” forse ci è meno familiare. Eppure, la cerimonia funebre che si terrà lunedì pomeriggio sul molo turistico di Agrigento ricorda molto quel tipico “mettere una pezza” dopo un brutto errore. Fosse l’unico. La questione Lampedusa, a distanza di due settimane dal tragico naufragio in cui persero la vita oltre 360 migranti a 800 metri dalla costa, apparentemente si riduce a qualche dimenticanza e cenni di leggerezza o impreparazione. In realtà le dimenticanze non sono certo robetta e l’impreparazione risulta anche grossolana.

Già dai primi giorni post tragedia il Governo aveva dimenticato che non erano state le autorità portuali a salvare la vita di 155 migranti. Quasi le metà di questi erano infatti stati soccorsi da diportisti e pescatori. Gli stessi a cui é stato poi negato un accesso al centro di accoglienza chiesto per poter incontrare le persone a cui era stata salvata la vita. Quelle stesse persone a cui Enrico Letta, Angelino Alfano, José Manuel Barroso e Cecilia Mallmstrom non hanno neanche stretto la mano durante la loro visita a Lampedusa, forse semplicemente perché neanche erano state invitate alla cerimonia di commiato. A differenza di un altro drammatico episodio di immigrazione, questa volta neanche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si é ricordato di loro. Dimenticanze gravi a cui seguono altrettanto gravi scivoloni .

Durante la cerimoniosa visita di Stato italo-europea, il premier Letta aveva promesso funerali solenni di Stato. Probabilmente un semplice impiegato di Palazzo Chigi avrà fatto notare al solenne Presidente del Consiglio la solenne castroneria pronunciata davanti a tutte quelle bare. Secondo quanto prescritto dalla legge, premesso che non sarebbe stato semplice motivare i funerali di Stato, per eseguirli ci sarebbero voluti 1800 carabinieri e 1800 uomini della Protezione Civile (Legge n° 36 del7/2/1987). Poi, dei “funerali solenni di Stato” non si é più parlato e le bare, come nulla fosse, sono state caricate su navi militari e sparse per tutta la provincia agrigentina. Altra piccola dimenticanza: nulla era stato comunicato alle decine di parenti che erano giunti fino a Lampedusa per il riconoscimento delle salme e la conseguente restituzione. Un po’ troppe le dimenticanze per un governo che si é mosso con tanto cuore e altrettanta solerzia, direte voi.

Non é finita qui. Mentre il sindaco di Lampedusa, in risposta a “irricevibile” dimenticanza propone di organizzare dei “solenni funerali di paese” a Lampedusa, vien fuori, a rapida tumulazione dei feretri in quel di Agrigento già avvenuta, che i funerali riparatori si terranno lunedì e che forse si celebreranno solo con le bare non ancora sepolte. Per assurda coincidenza proprio il giorno in cui il Primo cittadino di Lampedusa è stato convocato al Quirinale per una udienza dal Capo dello Stato. Se il feretro di Priebke sta creando imbarazzo a livello nazionale, quello dei migranti morti a Lampedusa è ancora peggio. Altre gaffe che rischiano di mettere in cattiva luce il generoso e impegnativo intervento umanitario del nostro Governo: alla stazione ferroviaria di Milano una associazione, l’Arca, si trova a dover aiutare, sfamare e vestire 150 siriani sbarcati nelle ultime settimane sulle nostre coste e già fuggiti dai nostri centri di accoglienza e respinti alle frontiere dei paesi a nord del nostro.

Mauro Seminara

Mauro Seminara

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